di
Gaia Piccardi

I 15 anni non pesano alla regina d’Europa dei 100 metri Under 20: «Non vedo l’ora di andare a pranzo dagli zii. Papà mi accompagnerà agli allenamenti, altrimenti c’è l’autobus che mi piace»

La prima esplorazione del tartan in alta quota, oro zecchino nei 100 metri all’Europeo Under 20 di Tampere a 15 anni e 261 giorni, più giovane campionessa di sempre, è stata una straordinaria boccata di ossigeno. Il giorno dopo l’impresa e una bella dormita, Kelly Doualla Edimo (il cognome della madre Hortense, arrivata nel ‘99 dal Camerun a San Giuliano Milanese insieme al marito Roudolph), ha una parlantina che nemmeno coach Walter Monti, il bravo tecnico che la allena a San Donato da due anni, le conosceva.

Speedy Kelly, sei riuscita a dormire?
«Tanto, tantissimo, avrei voluto dormire ancora di più. Mi sono addormentata tardi, con l’adrenalina addosso, dopo l’hamburger più buono della mia vita: se il McDonald’s di Tampere non fosse stato aperto, gli avrei fatto alzare io la saracinesca! Comunque quella fama dei velocisti pigri, è vera. Ho dormito anche prima della finale… Il riposino pomeridiano è un rito. Dopo gli allenamenti, dopo le gare, dopo la scuola, sempre».



















































11’’22, migliorandosi sempre, è un crono da grande.
«Eh mi sto abituando bene però io sono focalizzata solo sulle gare, non penso mai che ho solo 15 anni».

Doualla tra sogno e realtà: «

Nessuna ansia sui blocchi?
«Io l’ansia la controllo ridendo. E immaginandomi le canzoni: in call room non posso portare le cuffie. Ogni tanto d’ansia muoio, altre volte no. Un filo è giusto che ci sia: mi fa partire più reattiva. Qui a Tampere la tachicardia l’ho avvertita, ma entrando nello stadio ho sentito anche il tifo dei miei compagni in azzurro. Siamo un bel gruppo di amici, non c’è un leader: ci meritiamo tutti di rappresentare l’Italia. Prima dello start non ero preoccupata: il riscaldamento era andato bene, sapevo cosa dovevo fare, in corsa infatti è uscito quello che doveva uscire».

Urlo sul traguardo incluso.
«Avevo promesso a mio fratello Frank che, se avessi vinto, avrei esultato per bene. Quell’urlo era uno sfogo in cui ho tirato fuori tutto. Anche l’Inno sul podio l’ho cantato a squarciagola».
 
Essere la nuova stellina dell’atletica europea cambia la vita?
«Non credo. Da settembre papà continuerà ad accompagnarmi agli allenamenti, e quando non potrà prenderò il pullman: mi diverte».

L’atletica oggi è un bellissimo gioco. E quando diventerà un lavoro, cosa succederà?
«Per ora sono chill. Ho accanto le persone giuste: Walter che mi allena, Marco che mi fa la fisioterapia, i miei genitori che mi aiutano a crescere e mi fanno stare tranquilla. Andrò avanti come sempre: non leggendo, evitando i commenti brutti, tenendomi fuori».

Dietro l’angolo ci sono i Mondiali di Tokyo, quelli veri. È più giusto andare o restare?
«Pensare a Tokyo, alla possibilità di partecipare nella staffetta, mi fa sentire realizzata. Significa che sono arrivata a un punto in cui l’atletica è diventata una cosa importante. Avendo solo 15 anni, il Mondiale sarebbe un contesto enorme. Lascio decidere Walter e i tecnici della Federazione: a me va bene tutto».

(Qui interviene coach Monti: «Volevo che facesse la gara senza condizionamenti, Tokyo sarà una decisione collegiale di tutti i settori federali. Io, da allenatore ed educatore, la metterò di fronte al possibile scenario, perché Kelly si senta pronta: la gara dura solo 11’’ ma abbiamo fatto trasferte lunghe, la stagione già così è stata intensissima, a Pasqua siamo ripartiti da zero dopo l’infortunio e, da lì, è stata una rincorsa a perdifiato fino a Tampere. Credo che Kelly abbia voglia di staccare, di vacanze, di pensare ad altro: se andasse in Giappone, dovrebbe rimanere in forma un altro mese. Non vorrei fosse controproducente: Tokyo non deve avere strascichi»).

Tu di cosa hai voglia, adesso, Kelly?
«Di andare a pranzo dagli zii, di passare a salutare gli amici al campo, di fare la lotta con Frank sul lettone dei miei. Non ho mai giocato con le bambole, però ho tanti pupazzi: ci dormo pure. Se non fosse per la musica afro-beat, Aya Nakamura su tutti, tramandata da mio fratello, non sarei mai calma!».

Oltre a Shelly Ann Fraser e Tara Davis, ci sono atlete a cui ti ispiri?
«Mi piacciono Paola Egonu e Myriam Sylla per il modo in cui riescono ad evitare le critiche: sono nera e italiana come loro, i commenti razzisti me li faccio scivolare addosso. Ho seguito Sara Curtis al Mondiale di Singapore: da piccola ho fatto nuoto».

La tua corsa efficiente: quanto è spontanea, quanto gesto tecnico?
«Al gesto tecnico penso solo in allenamento, in modo che in gara succeda tutto in modo spontaneo. Uscita da blocchi, mi concentro soltanto sui piedi che toccano la pista».

(Walter Monti precisa: «Kelly è nata per correre. La prima volta che l’ho vista al campo di San Donato, nel 2023, ho detto: ammazza! Le sue doti sono evidenti. La partenza è il suo asso nella manica, come il tempo di reazione della finale di Tampere, 0’’115, dimostra. Nella forza spontanea, è eccezionale. Quest’anno abbiamo lavorato molto sul lanciato. Venerdì sugli 80 metri è passata in 9’’18, l’anno scorso li correva in 9’’32. Fare le partenze con i compagni junior per ripassare il gesto, aiuta. Da settembre il lavoro cambierà poco: ho creato un gruppo elite, misto tra uomini e donne, per fare le ripetute insieme. Allenare Kelly è stimolante, c’è tanto orgoglio ad averla portata all’oro europeo Under 20. In finale mi sono isolato sugli spalti per guardarla da solo, e godermela meglio. Poi ho pianto»).

Kelly battere i maschi, come Frank nella lotta, ti dà gusto?
«Sono ragazzi di un anno più grandi, ci divertiamo a prenderci in giro e ci stimoliamo ad andare sempre più forte. È un bellissimo gioco».

10 agosto 2025 ( modifica il 10 agosto 2025 | 07:03)