La decisione del ministero della Salute di nominare nel nuovo comitato sui vaccini due medici conosciuti per le loro posizione no vax appare come un ossimoro. Un po’ come se nella commissione per l’approvazione dei farmaci scientifici fosse stato piazzato un omeopata. O ancora, se per studiare il Pianeta Terra e il riscaldamento climatico avessero inserito in commissione un terrapiattista. Come è potuto accadere? E invece è accaduto. Tanto è vero che la dirigente del dipartimento prevenzione della Regione Veneto, Francesca Russo, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera alla direttrice del Dipartimento omologo del ministero, motivando la propria rinuncia con la presenza di questi due rispettabili colleghi, che però in passato avevano sostenuto tesi contrarie alle «strategie vaccinali nazionali».

Le critiche

Il ministero della Salute dovrebbe dare segnali ben precisi in tema di antidoti anti virus. Tanto è vero che la scelta dei nuovi nomi del Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (NITAG) è stata criticata anche dalla Federazione nazionale dei medici e degli odontoiatri. In una lettera aperta al ministro è stato ricordato il sacrificio di 380 colleghi durante la pandemia e anche il risultato incontrovertibile che il Covid è stato debellato grazie ai vaccini, senza i quali forse oggi non saremmo qui a parlarne.

Si mina la fiducia

Ma se la commissione si ritrova dei medici no vax nonostante le evidenze scientifiche, si rischia di snaturare tutto e di legittimare teorie prive di fondamento, arrivando a minare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni sanitarie: «ma sì, son tutti uguali, c’è chi dice che servono, c’è chi dice che non servono, facciamo un po’ come ci pare», come se si stesse dentro una chat di Whatsapp. E invece no: i vaccini ci hanno salvato la vita. Coloro che sostengono il contrario in nome di una pretesa libertà di cura è ignorante o in malafede. Come certi giornalisti che hanno lisciato il pelo ai no vax per poi correre a vaccinarsi. E pensare che i medici che invitavano a vaccinarsi sono stati persino minacciati di morte.

Scienza non è democrazia

Ancora una volta vale la pena ricordare che la scienza non può essere trattata come una democrazia. Le evidenze scientifiche non sono opinioni. In medicina uno non vale uno. Conta colui che ha raggiunto risultati in base a metodi deduttivi e induttivi, non chi ha elaborato strampalate teorie senza fondamenti, fondamenti regolati sulla base di precisi protocolli riconosciuti a livello internazionale. Per non parlare dei risultati: in tutto il mondo non c’è stato un solo morto per effetto dei vaccini, come peraltro avrebbe potuto accadere, e come purtroppo accade per gli effetti collaterali di certi farmaci.

A caccia di consenso

E allora perché è potuta accadere una cosa simile? La risposta non può che essere una: la ricerca di consenso. Evidentemente si è ritenuto di lisciare politicamente il pelo anche a quei cittadini che ritengono i vaccini acqua fresca o peggio, magari qualcosa che nuoce alla salute anziché aver salvato la vita a miliardi di uomini e donne. Ma ci sono decisioni in cui un Governo deve lasciare fuori dalla porta teorie che non portano al bene pubblico, anche se sono condivise dai propri elettori.

Nella scienza non esiste «diritto di tribuna», contano i risultati in letteratura degli scienziati, l’esperienza, la sperimentazione, le vite salvate. I veri uomini di governo non pensano sempre al consenso, ma al bene dei cittadini, anche contro le loro stesse opinioni. Dunque la decisione di Francesca Russo è pienamente in linea con le ragioni della scienza. Va letto come un segnale di richiesta di serietà da parte del ministero della Salute: studiare l’uso dei vaccini significa prima di tutto credere nei vaccini.