di
Massimo Tedeschi
Lo scultore, originario di Gardone, è morto l’altro giorno, aveva 77 anni. Il suo lavoro notato da Odifreddi
La sua opera più vista è sicuramente la grande «Cubosfera» inaugurata nel 2001 e collocata sulla strada per Nave, al bivio di Bovezzo. Ogni giorno migliaia di automobilisti la osservano ignorando che l’autore è Guido Moretti, il geniale scultore che si è spento l’altro giorno all’età di 77 anni. La sua ultima personale, nel gennaio del 2022, si svolse presso l’AAB e fu un toccante incontro dell’artista già malato con il suo pubblico. Moretti è stato un personaggio singolare nel panorama dell’arte, a cominciare dalla sua formazione. Nato nel 1947 a Gardone, diplomato all’Itis, s’era laureato in Fisica. Il padre falegname gli aveva trasmesso l’amore per il legno e i suoi usi artistici. Mentre svolgeva la sua carriera di insegnante di matematica e fisica Moretti sviluppava la sua creatività: partito da opere genericamente figurative era approdato ben presto a soluzioni più sperimentali, a forme ovoidali in cui vuoti e pieni assumevano caratteri geometrici.
Attraverso una ricerca continua, accentuata dalla collaborazione con il Centro culturale Sincron di Armando Nizzi a Brescia e la galleria milanese Arte struktura di Anna Canali, aveva adottato nuove procedure di lavoro legate alla sua formazione scientifica e così dalle stratificazioni delle forme era passato alle rotazioni e infine alle intersezioni ortogonali capaci di generare forme sorprendenti (il Quarchio, la Sinusoide smorzata, la Spirale spaziale, la Spirale quadrata…). Proprio nelle intersezioni ortogonali ravvisò «la terza via della scultura» capace di creare forme impossibili per la geometria euclidea. Il suo lavoro non è sfuggito a un matematico come Piergiorgio Odifreddi che ha sottolineato come Guido Moretti fosse riuscito a creare «addirittura un singolare Cubo tribarra, che può essere visto da diverse angolazioni sia come un triangolo impossibile, sia come un cubo impossibile».
Nel 2004 Al Seckel, direttore a Los Angeles del più grande centro mondiale d’arte illusoria, ha celebrato il lavoro dello scultore bresciano e le illusioni ottiche delle sue opere, generate sulla base di precisi postulati scientifici e capaci di far «apparire» anche forme inesistenti. Moretti – ha osservato il critico Fausto Lorenzi – ha saputo lavorare «su un confine mobile tra scienza e arte, tra caos e necessità, sul principio di forme percettivamente complesse, generate seguendo istruzioni di notevole semplicità».
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8 agosto 2025
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