“Alla Regione spetta il gravoso compito di programmare le attività delle strutture che operano per conto del Servizio sanitario nazionale affinché il cittadino possa fruire dei servizi sanitari in maniera efficiente. Abbiamo, però, ragione di ritenere che il provvedimento in questione non assicuri questa prerogativa. Il criterio adottato crea delle forti iniquità tra imprese sanitarie e di conseguenza dei disservizi per il cittadino”. Sono sul piede di guerra, pronti anche alle carte bollate, le strutture sanitarie del privato accreditato.
La causa è l’ultima delibera sui tetti di spesa approvata dalla Giunta regionale con cui si ridisegnano i budget ambulatoriali 2025 – 2027. Una delibera che a detta dell’Unione sanità Convenzionata e per l’Anisap – Federbiologi è stata approntata in maniera autonoma e tenendo presente “i tetti 2014 che fanno riferimento al 2011” quando la popolazione over 80 era il 40 per cento in meno. “Il risultato trasforma alcune strutture in baciate dalla fortuna e altre in zavorre destinate a scegliere tra chiudere o uscire dal Servizio sanitario nazionale. Taluno potrà avere, a seconda del metodo di calcolo, fino all’80 per cento in più, talaltro dovrà amputare oltre il 50 per cento delle prestazioni per evitare di lavorare senza compenso” commenta l’Unione della sanità convenzionata, mentre per l’Anisap “la delibera di Giunta basa il criterio cardine su un elemento che di innovativo non ha nulla, anzi è vecchio di 11 anni (se non di 14), e non rispetta la realtà dei fabbisogni di salute dei cittadini registrati dalle imprese sanitarie quotidianamente”.
“E’ proprio su questo punto che avremmo voluto che si aprisse un confronto sereno, con la finalità di arrivare ad una condivisione dei contenuti del provvedimento” continua l’associazione. Insomma, una situazione complessa che potrebbe finire anche nelle aule di Tribunale considerato che le strutture accreditate sono pronte a ricorrere al Tribunale amministrativo regionale. “Non rimaniamo a guardare. Prepariamo il ricorso cautelare al Tar con richiesta di sospensione immediata; in parallelo depositeremo esposti alla Corte dei Conti, su un consuntivo falsato con possibile danno erariale, all’Anac sulla violazione della trasparenza ed all’Antitrust sulla distorsione di mercato ex art. 21-bis legge 287 del 1990 – fanno sapere le associazioni – Nel frattempo partirà un accesso civico “urgente” per stanare dossier, algoritmi e criteri che nessuno ha ancora visto”.
Quella che si annuncia, dunque, è una battaglia a suon di ricorsi e di valutazioni di natura giuridica, anche se le stesse strutture si dicono pronte ad una possibile mediazione. “Esiste un modo semplice per evitare un settembre in toga: la Giunta revochi in autotutela la delibera, pubblichi l’istruttoria, convochi i soggetti interessati e fissi tetti ancorati ai bisogni sanitari, non ai ricordi” conclude l’Unione della sanità convenzionata. Una mano tesa, dunque, per evitare che sulla sanità e sui budget ad essa assegnati possano scatenarsi nuove guerre.