di
Elisabetta Andreis

Lui, 75 anni, come penalista aveva seguito processi importanti, da Mani Pulite al naufragio della Costa Concordia. Lei, 50 anni, condivideva la passione per il volo

Amava il volo, stare ai comandi del suo ultraleggero. E con la stessa serenità, racconta chi lo conosceva, attraversava la vita e affrontava i processi. Sergio Ravaglia, 75 anni, avvocato penalista tra i più rispettati del foro milanese, si è schiantato ieri poco dopo mezzogiorno con il suo aereo tra i campi di grano e il nastro grigio della superstrada a Fenili Belasi, alle porte di Brescia. Con lui c’era la compagna Anna Maria De Stefano, 50 anni. Sono morti entrambi, carbonizzati, pochi istanti dopo l’impatto. Dell’aereo è rimasto un ammasso di cenere e carbonio, lamiere sparse come schegge e una vela da paracadute stesa sull’asfalto come un fazzoletto bianco su una tragedia.

Un testimone racconta di aver visto il velivolo perdere quota rapidamente, poi avvitarsi su se stesso e cadere in verticale, di muso. «Un attimo prima mi era sembrato stabile, volava basso, ma non dava segnali di difficoltà. Poi, all’improvviso, ha perso il controllo». L’impatto con il suolo è stato immediatamente seguito dalle fiamme. Nessuna possibilità di salvezza.
Ravaglia era partito da Gragnano Trebbiense, in provincia di Piacenza. Non aveva depositato un piano di volo — non è obbligatorio farlo — e non è chiaro dove fosse diretto. Ora la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, ma le indagini si preannunciano complesse: gli ultraleggeri di quel tipo non hanno scatola nera né tracciamento. «Siamo di fronte a un vuoto normativo», osserva il procuratore di Brescia, Francesco Prete. Ma dietro la cronaca, resta il vuoto più difficile da raccontare. Quello lasciato da un uomo che per chi l’ha conosciuto era molto più di un professionista brillante. «Se ne è andato un pezzo di cuore», dice l’avvocata Manuela Cigna dello studio De Luca, che ha lavorato con lui per quasi trent’anni. «Era una persona buona, sempre sincera. Lascia una figlia con due nipoti e un figlio cui stava vicino. La moglie era morta più di dieci anni fa per una malattia degenerativa. Si gustava la vita e negli ultimi tempi aveva iniziato a rallentare con il lavoro».



















































Cresciuto – anche professionalmente – a Milano, Ravaglia aveva iniziato a lavorare con l’avvocato Marco De Luca, amico oltre che collega, alla fine degli anni Settanta. Fu una stagione cruciale per la giustizia italiana, e lui era lì. Partecipe e protagonista. Ha difeso imputati chiave nelle inchieste di Mani Pulite – come Giuseppe Berlini, il braccio destro di Raul Gardini. Era nei fascicoli Parmalat, tra le pieghe complesse dei processi finanziari. Ha seguito anche il naufragio della Costa Concordia: nello specifico, la difesa di alcuni membri dell’equipaggio. 

Non amava i riflettori. Preferiva la discrezione dello studio, il confronto con i colleghi, le aule di tribunale. Lì dava il meglio: preparato, meticoloso, mai sopra le righe. I clienti lo cercavano per la competenza, i colleghi lo stimavano per l’equilibrio. «Mai una parola di troppo — ricorda ancora Cigna — ma sempre quella giusta». Una decina d’anni fa aveva deciso di fondare un proprio studio, con ritmi più tranquilli. Era il tempo di nuove passioni: i nipotini, innanzitutto, e poi il volo. Aveva preso il brevetto e comprato l’ultraleggero. C’erano infine le automobili — un amore che coltivava da sempre: da ragazzo correva anche, qualche volta, gli piaceva sfidare in velocità ma era estremamente prudente, e non ha mai smesso di cercare la bellezza dei motori. Ogni tanto si allontanava con l’aereo per un volo breve, una fuga sopra la pianura. 

Anna Maria lo accompagnava spesso. Lei, 50 anni, era al suo fianco anche ieri. Condividevano l’amore per il silenzio delle altitudini e per la vita semplice. Nessuno sa se ieri fossero in viaggio per piacere o per qualche impegno familiare. La verità è che stavano volando, auspicabilmente felici. Sergio Ravaglia non era un uomo da titoli cubitali. Ma è stato uno di quelli che hanno attraversato, con dignità e competenza, alcune delle vicende giudiziarie più complesse della Repubblica.


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23 luglio 2025 ( modifica il 23 luglio 2025 | 19:17)