Parma amplia la rete di aree a velocità limitata coinvolgendo quattro quartieri strategici. In queste determinate zone non si potrà superare la velocità di 30 km/h

5 agosto 2025

Parma accelera sulla sicurezza stradale con un investimento mirato di oltre 100 mila euro destinato alla realizzazione di cinque nuove Zone 30. Il progetto, che ha visto l’affidamento dei lavori nelle scorse settimane, interesserà quattro quartieri nevralgici della città emiliana: San Leonardo, Montanara, Molinetto e Cittadella. L’iniziativa rappresenta un ulteriore tassello nella strategia comunale per rendere le strade più sicure per tutti gli utenti della strada.

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Le nuove Zone 30 nel dettaglio

La distribuzione delle nuove zone a velocità limitata segue una logica territoriale precisa, andando a coprire aree residenziali e di transito particolarmente sensibili. Il quartiere San Leonardo sarà il più interessato dall’intervento, con la creazione di ben due distinte Zone 30: la prima comprenderà l’area delimitata dalle vie Cagliari, Trento, Villa Sant’Angelo ed Europa, mentre la seconda si estenderà tra le vie Venezia, Trieste, Palermo e Trento.

Gli altri quartieri coinvolti vedranno ciascuno la nascita di una zona a velocità limitata. A Cittadella, l’area interessata sarà quella compresa tra le vie Montebello, Traversetolo, Gonella e Jaca Sant’Eurosia, mentre al Molinetto la delimitazione seguirà il perimetro delle vie Volturno, La Spezia e Calatafimi. Il quartiere Montanara, infine, vedrà istituita la sua zona tra le vie Montanara, Langhirano e la Tangenziale Sud.

I lavori, la cui partenza è prevista nei prossimi mesi, non si limiteranno alla semplice installazione di cartelli di limite di velocità. Il progetto prevede infatti un approccio integrato che combina segnaletica orizzontale e verticale con specifiche opere di moderazione del traffico. Questi interventi, studiati per rendere fisicamente più difficile viaggiare a velocità eccessive, rappresentano la chiave per l’efficacia delle Zone 30.

“Con questo progetto proseguiamo il percorso verso una città più sicura”, ha dichiarato Gianluca Borghi, assessore alla Mobilità del Comune di Parma. “Le Zone 30 hanno dimostrato di essere uno strumento efficace per la riduzione degli incidenti”, ha aggiunto il rappresentante dell’amministrazione comunale, sottolineando come l’esperienza maturata con le zone già esistenti confermi la validità dell’approccio.

Zone 30 e Città 30: Italia ed Europa

In Italia, il movimento delle Zone 30 ha trovato il suo epicentro a Bologna, che è diventata la prima grande città italiana a implementare il modello “Città 30” con l’entrata in vigore effettiva il 16 gennaio 2024. Il capoluogo emiliano ha fatto da apripista per un dibattito nazionale che ha coinvolto diverse altre metropoli. Milano aveva programmato di estendere la normativa con il nuovo anno, mentre altre città stanno valutando l’adozione di zone a velocità limitata in specifici quartieri. Olbia mantiene il primato di prima “Città 30” italiana, conquistato nel 2021, ma Bologna rappresenta il primo caso di grande centro urbano.

In Europa, il panorama è più maturo e diversificato. Bruxelles è diventata ufficialmente una Città 30 il 1 gennaio 2021, con risultati incoraggianti già nel primo anno in termini di riduzione degli incidenti. Parigi ha seguito un percorso simile, trasformandosi completamente in città a velocità limitata nello stesso periodo. Amsterdam ha implementato zone 30 estensive, mentre in Spagna, Valencia, designata Capitale Verde Europea 2024, ha integrato le zone a velocità limitata nella sua strategia di sostenibilità urbana. Barcellona segue un approccio graduale con l’espansione delle “superilles” (super-isolati) che includono limitazioni di velocità. La Germania mantiene zone 30 in aree residenziali e scolastiche, mentre paesi nordici come Danimarca e Paesi Bassi hanno adottato approcci sistematici alla moderazione del traffico urbano. Il fenomeno europeo dimostra una crescente convergenza verso politiche di mobilità sostenibile, con ogni paese che adatta il modello alle proprie specificità urbanistiche e culturali.

Le Zone 30 e città 30 nel mondo

Questa rivoluzione silenziosa ha quindi origine nelle città europee ma si sta diffondendo gradualmente in tutti i continenti, assumendo forme e modalità diverse in base alle specificità culturali, legislative e urbanistiche locali. Nel Regno Unito, dove tradizionalmente si utilizzano le miglia orarie, le zone a 20 mph (equivalenti a circa 32 km/h) sono già una realtà consolidata, con Londra che ha implementato estensivamente questi limiti in molti quartieri residenziali e zone scolastiche. La capitale britannica ha fatto da apripista per molte altre città anglofone, dimostrando come la riduzione della velocità possa coesistere con le esigenze di una metropoli finanziaria globale.

Oltreoceano, gli Stati Uniti mostrano un approccio più frammentato ma in crescita. New York City ha lanciato il programma “Neighborhood Slow Zones”, implementando zone a 20 mph in diverse aree della metropoli come parte della più ampia iniziativa Vision Zero per eliminare i morti sulle strade. Diversi stati americani, dall’Alaska al Delaware fino alla Florida, hanno già normative che permettono limiti di velocità tra i 15 e i 20 mph in specifici contesti urbani, particolarmente nelle zone scolastiche e nei distretti commerciali. Tuttavia, l’implementazione su scala cittadina rimane ancora limitata rispetto al modello europeo, principalmente a causa della struttura urbana americana, fortemente orientata all’uso dei mezzi a motore, e delle resistenze culturali legate alla mobilità individuale motorizzata.

In Asia, il panorama è estremamente diversificato. Mentre alcune megalopoli come Tokyo e Singapore stanno sperimentando approcci innovativi alla moderazione del traffico urbano, altre grandi metropoli asiatiche si concentrano maggiormente sulla gestione dei flussi di traffico intensi piuttosto che sulla riduzione delle velocità. Il Giappone, con la sua cultura della precisione e del rispetto delle regole, presenta condizioni ideali per l’implementazione delle zone a velocità ridotta, anche se l’approccio giapponese tende a privilegiare soluzioni tecnologiche avanzate e sistemi intelligenti di gestione del traffico. La Corea del Sud ha iniziato a introdurre zone a velocità limitata in alcune aree urbane, mentre la Cina, con le sue megacittà in rapida espansione, sta ancora valutando l’applicabilità di questi modelli in contesti urbani caratterizzati da una crescita demografica e infrastrutturale senza precedenti.

L’Australia e la Nuova Zelanda hanno avviato progetti pilota in alcuni quartieri, mentre Auckland ha implementato zone a velocità ridotta in diverse aree residenziali. Il Canada, culturalmente più vicino all’Europa in termini di politiche di mobilità sostenibile, ha visto città come Toronto, Vancouver e Montreal adottare approcci simili a quelli europei, con zone a 30 km/h in aree specifiche e una crescente attenzione alla sicurezza dei pedoni e dei ciclisti. In America Latina, alcune città all’avanguardia come Bogotà e Medellín in Colombia, note per le loro innovative politiche di mobilità urbana, stanno esplorando l’implementazione di zone a velocità ridotta come parte di strategie più ampie di riqualificazione urbana e promozione del trasporto sostenibile.

Fonte: ANSA

Immagine: ANSA/SOI