Rosanna Cesena
23 luglio 2025 11:18
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Una iniziativa nazionale, sostenuta da Eisai (Azienda farmaceutica a livello mondiale nel settore della Ricerca e Sviluppo), con la collaborazione di Iqvia (Azienda a livello mondiale nella elaborazione e analisi dei dati in ambito healthcare e nello sviluppo di tecnologie e competenze nel settore farmaceutico e sanitario), ha coinvolto un gruppo multidisciplinare e una rete di centri pilota per analizzare percorsi di diagnosi e trattamento dell’Alzheimer.
Con l’introduzione delle prime Disease – Modifying Therapies (DMTs) per l’Alzheimer (farmaci modificanti il decorso della malattia), il Servizio Sanitario Italiano si trova di fronte alla sfida organizzativa di garantire equità e tempestività nell’accesso alle cure.
Il progetto RAPID – Revolutionizing Alzheimer’s Patient Care Model. Initiatives Driving the Future – nasce per rispondere a questa sfida, esplorando i punti critici del sistema e definendo azioni di miglioramento a partire dalla realtà dei centri clinici.
“L’innovazione che attendavamo da tempo è finalmente arrivata, ma ci trova impreparati – ha spiegato il professor Alessandro Padovani della Università degli Studi di Brescia e Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN). Le criticità non sono solo tecniche, ma soprattutto organizzative. Non tutte le Regioni hanno attuato i PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) e, dove esistono, non sempre sono coerenti tra loro.
Persiste, inoltre, un problema di raccordo tra la medicina territoriale e la medicina specialistica e i CDCD (Centri per i Disturbi Cognitivi e le demenze), dove esiste un problema di definizione di requisiti strutturali. Abbiamo capito che la diagnosi precoce non è garantita su tutto il territorio e che le linee guida stesse sono superate rispetto alle attuali possibilità tecniche, come i biomarcatori ematici o plasmatici che permettono di fare una diagnosi con un prelievo di sangue”.
Il professor Padovani ha ricordato che i farmaci in arrivo non sono per tutti, ma richiederanno un approccio di precisione, con una selezione accurata dei pazienti idonei (circa il 5-10%) e questo cambia completamente la prospettiva della presa in carico del paziente. “Successivamente, si potranno trovare dei denominatori comuni in una fase cruciale, anche per avviare un vero collegamento con le istituzioni, in particolare con l’Istituto Superiore di Sanità, AIFA e il Ministero della Salute”.
Il progetto R.A.P.I.D. – Revolutionizing Alzheimer’s Patient Care Model. Initiatives Driving the Future
La malattia di Alzheimer rappresenta una delle sfide sanitarie più urgenti e complesse del nostro tempo. Si stima che oltre 55 milioni di persone nel mondo convivano con una forma di demenza, un numero destinato a triplicarsi entro il 2050.
In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, circa due milioni di persone sono affette da demenza o disturbo neurocognitivo maggiore, includendo anche le forme di declino cognitivo lieve.
Nonostante i progressi della ricerca, la diagnosi della malattia rimane spesso tardiva, con conseguenze significative sulla gestione del paziente. Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2021 redatto da Alzheimer’s Disease International rivela che a livello globale il 75% delle persone con demenza non viene diagnosticato. Questo dato raggiunge il 90% nei Paesi a basso e medio reddito, dove la mancanza di consapevolezza sulla demenza e la stigmatizzazione, rappresentano ostacoli alla diagnosi.
Oggi, con l’avvento delle Disease – Modifying Therapies (DMTs), si apre una nuova prospettiva. Per la prima volta sono a disposizione farmaci in grado di modificare il decorso della patologia, rallentandone la progressione e preservando più a lungo le funzioni cognitive dei pazienti. L’introduzione delle DMTs porta con sé anche sfide organizzative di rilievo. Questi trattamenti richiedono una diagnosi tempestiva e accurata, l’identificazione dei pazienti eleggibili attraverso biomarcatori specifici ed un monitoraggio costante per garantire la sicurezza e l’efficacia della terapia.
L’ordine degli esami diagnostici è stato definito come segue:
Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), fondamentale per escludere altre cause di deterioramento cognitivo ed individuare alterazioni strutturali indicative della malattia di Alzheimer.
Analisi del genotipo APOE-4: test genetico utilizzato per rafforzare il sospetto diagnostico ed identificare pazienti con maggiore rischio di progressione della malattia.
Biomarcatori liquorali (Liquor o PET), riservati ai casi più complessi o a pazienti per cui è necessario valutare l’eleggibilità ai nuovi trattamenti.
Il progetto RAPID ha l’obiettivo di accompagnare il Sistema Sanitario nella transizione verso un modello evolutivo di gestione del paziente con Alzheimer e Mild Cognitive Impairment (MCI), mettendo al centro l’equità di accesso, l’innovazione organizzativa e l’integrazione tra i livelli di cura.
Il progetto si è articolato in più fasi, con il coinvolgimento multidisciplinare composto da clinici, esperti di programmazione sanitaria e rappresentanti delle associazioni dei pazienti.
Per testare l’applicabilità del modello e raccogliere evidenze utili alla sua evoluzione, sono stati coinvolti tre centri pilota rappresentativi della realtà nazionale che sono:
Centro Nuova Genesi – ASST – Spedali Civili di Brescia
Rete dei CDCD – Ausl di Bologna
Centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale – Azienda Ospedaliera Cardinale G. Panico, Tricase (LE).
Il Gruppo multidisciplinare è così composto:
Dott. Mattia Altini – Ausl di Modena
Prof.ssa Sabina Capellari – IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna
Dott. Salvatore Caratozzolo – Università degli Studi di Brescia, ASST Spedali Civili di Brescia
Dott.ssa Simona Linarello – Ausl di Bologna
Prof. Raffaele Lodi – IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, Università di Bologna
Prof. Giancarlo Logroscino – Centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale, Università degli Studi di Bari
Prof. Camillo Marra – Fondazione Policlinico Universitario Gemelli – IRCCS
Prof. Alessandro Padovani – Università degli Studi di Brescia, ASST Spedali Civili di Brescia
Dott.ssa Patrizia Spadin – Associazione Italiana Malattia di Alzheimer AIMA
Prof. Gioacchino Tedeschi – Università della Campania “Luigi Vanvitelli”
Prof. Andrea Ungar – Università di Firenze, AOU Careggi.