PAOLA (Cs) – Con l’avvicinarsi delle elezioni regionali, il tema della sanità torna prepotentemente al centro del dibattito politico calabrese. Ma per il medico e sindacalista Cosmo De Matteis, si tratta dell’ennesima fiammata pre-elettorale destinata a spegnersi senza risultati concreti. La sua denuncia è amara e diretta: «Quotidianamente molti ammalati rinunciano a curarsi per mesi di attesa anche per un semplice esame ecografico. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è peggiorato, e la distanza con il Nord è ormai abissale».
Secondo De Matteis, la situazione sanitaria in Calabria ha subito un progressivo deterioramento negli ultimi decenni, aggravato da scelte politiche che hanno privilegiato il privato e le assicurazioni, penalizzando il servizio pubblico. «A forza di chiudere i piccoli ospedali, oggi ci ritroviamo senza strutture né grandi né piccole. Le carenze organizzative e di personale sono diventate un pericolo reale per chiunque abbia la sfortuna di ammalarsi».
La denuncia non si limita a dati generali: De Matteis cita casi concreti, come quello del collega Carlo Gravina, ben noto alla comunità paolana, e di altri professionisti che si sono affidati alla sanità calabrese senza trovare risposte adeguate. «Non è colpa di medici e infermieri, che sono pochi e malpagati – precisa –. Chi lavora in pronto soccorso o nel 118 è stremato, e questo può portare a comportamenti che non dovrebbero appartenere a chi svolge questo mestiere».
Il bersaglio principale è la gestione commissariale del presidente Roberto Occhiuto, che per De Matteis «ha miseramente fallito» nonostante una forte capacità comunicativa e iniziative di richiamo nazionale, come il reclutamento dei medici cubani. «Ho lavorato con i medici cubani in Eritrea – ricorda – e so che possono dare un contributo, ma il problema è strutturale e non si risolve con operazioni mediatiche».
La crisi della medicina di base
A complicare il quadro, la carenza di medici di famiglia. «Oggi questa professione non è più attrattiva, né dal punto di vista economico né burocratico. L’aumento del numero massimo di pazienti a 1.800 peggiora ulteriormente il servizio: per gestirli servirebbero 12 ore di lavoro al giorno». De Matteis sottolinea inoltre come le riforme per modernizzare la figura del medico di base siano bloccate da interessi corporativi.
Il caso emodinamica a Paola
In questo contesto, torna ciclicamente alla ribalta il tema dell’apertura del reparto di emodinamica a Paola. De Matteis, che negli anni ’80 festeggiava l’apertura dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC) della città, oggi assume una posizione controcorrente: «Aprire un’emodinamica senza personale specializzato h24 significa giocare alla “ruota della fortuna” con la vita dei pazienti. La differenza tra la vita e la morte, in un infarto, è questione di secondi. Senza medici esperti e costantemente presenti, il reparto rischia di essere solo una vetrina».
Politica e promesse
Per De Matteis, la sanità calabrese è da anni terreno di campagne elettorali più che di riforme concrete. «Tra porto, galleria Santomarco, lungomare e piste ciclabili, le promesse si moltiplicano, ma i problemi restano. Negli anni ’60 e ’70 abbiamo vissuto grandi utopie, ma poche si sono realizzate. Oggi non sono pessimista, sono realista: non ho alcuna stima dell’attuale politica».
Chiude con un riferimento amaro e letterario, citando la celebre poesia di Cecco Angiolieri: «S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo», e con una nota di preoccupazione per il futuro: «Ho paura che, tra tensioni internazionali e crisi interne, il giorno della catastrofe non sia lontano. Speriamo di sbagliarci».
Il grido d’allarme di Cosmo De Matteis fotografa una sanità regionale al collasso, dove le carenze strutturali e organizzative si sommano a scelte politiche inadeguate e alla cronica scarsità di personale. Con le elezioni alle porte, il rischio è che la sanità torni protagonista solo come argomento di campagna, per poi essere nuovamente accantonata. Ma, come sottolinea il medico, in gioco non c’è la retorica elettorale: c’è la vita delle persone.