voto
7.0

  • Band:
    UNLEASHED
  • Durata: 00:38:05
  • Disponibile dal: 15/08/2025
  • Etichetta:
  • Napalm Records

Streaming non ancora disponibile

Al quindicesimo capitolo discografico, gli Unleashed riaffiorano dalle nebbie della loro mitologia vichinga con “Fire Upon Your Lands”, titolo che non lascia spazio a interpretazioni ambigue. La formula di base è nota, eppure ogni nuova uscita del quartetto svedese ha il potere di sollevare interrogativi: saranno riusciti a tenere saldo il timone? Ci saranno sorprese, deviazioni, cedimenti?
È noto come la band di Johnny Hedlund abbia vissuto una fase discendente intorno alla metà della propria discografia, con un paio di lavori scialbi e interlocutori che avevano fatto temere un crollo totale nella qualità del songwriting o, come minimo, una progressiva auto-caricatura. Invece, soprattutto a partire da opere come “Sworn Allegiance”, i death metaller di Stoccolma hanno saputo riorganizzare le idee: comporre con più calma, concedersi aperture stilistiche mirate e – senza snaturare la propria formula – inserire qualche variazione che rendesse meno prevedibile l’ascolto. In questo senso, la vicinanza con i Necrophobic e l’influenza di Fredrik Folkare, chitarrista in entrambi i gruppi per un certo periodo, hanno lasciato un’impronta sottile ma percepibile, soprattutto in certi frangenti più oscuri e velenosi.
“Fire Upon Your Lands” si apre in realtà in modo non troppo convincente: “Left For Dead” è un episodio veloce, ma poco ispirato, che fa temere un compitino senza infamia e senza lode. Per fortuna, la qualità media si alza quasi subito e rimane su livelli dignitosi fino alla conclusione. Tra gli episodi migliori spiccano “A Toast To The Fallen” e “Loyal To The End”, due brani che mettono in risalto l’affilatura del riffing di Folkare e il suo gusto per certe strutture succinte ma non banali. C’è poi un lotto di pezzi che lavora su tempi più possenti – la title-track, “Hold Your Hammers High!” e “Unknown Flag” – e che restituisce quella sensazione di marzialità che da sempre costituisce una delle cifre distintive del quartetto svedese. Qui la band recupera una certa rocciosità senza scadere nella lentezza fine a sé stessa, mantenendo un equilibrio tra pesantezza e scorrevolezza che giova alla dinamica complessiva del disco.
La voce di Hedlund, che nel precedente “No Sign of Life” appariva un po’ fiacca e irrisolta, si presenta invece più centrata e incisiva. Pur senza variare granché registro, il frontman riesce a dare corpo e coerenza all’insieme, facendo da collante tra la componente death metal più tradizionale, il gusto heavy classico delle strutture e quel tocco di teatralità che non manca mai nei testi e nell’attitudine generale.
Ovviamente qualche filler c’è, come da copione, e l’impressione è che certi brani siano stati inseriti per completare la scaletta più che per reale convinzione. Ma è altrettanto vero che, a questo punto della carriera, pochi si aspettano una rivoluzione o chissà quale capolavoro. Il merito degli Unleashed è semmai quello di essere riusciti, ancora una volta, a restare fedeli a sé stessi senza cadere nel ridicolo o nel manierismo più pigro.
“Fire Upon Your Lands” non cambia le regole del gioco, ma ribadisce che gli Unleashed, pur invecchiando, sanno ancora esprimersi con forza e dignità.