di
Natalia Distefano
L’attivista Alberto Fazolo ha spiegato su Facebook che lo chef è stato perquisito dalla Digos: «Gabriele è libero e sta bene, ma per un po’ non avrà modo di comunicare attraverso i suoi canali o recapiti»
L’antiterrorismo ha effettato nei giorni scorsi una perquisizione e sequestrato materiale informatico a casa di Gabriele Rubini, alias Chef Rubio, nella zona dei Castelli Romani. A riferirlo sui social, pubblicando anche la foto della denuncia della Questura di Roma – che ha operato su
delega dell’autorità giudiziaria – è l’attivista Alberto Fazolo, secondo il quale la motivazione del blitz sarebbe dovuta ad alcuni post pubblicati dallo chef su X, da sempre aspramente critico sulle autorità israeliane.
Il blitz della Digos
Fazolo racconta: «La mattina del 17 luglio alle 7, gli agenti della “Divisione investigazioni generali – Operazioni speciali. III Sezione Antiterrorismo Interno” (la Digos, ndr) della Questura di Roma hanno fatto una perquisizione nella casa di Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, in cui hanno sequestrato tutti i suoi strumenti elettronici e le chiavette Usb. Dopo di che lo hanno portato nel commissariato di Frascati e trattenuto fino alle 19:50».
Fazolo: «Gabriele sta bene, è libero ma non può rispondere»
Secondo l’attivista l’obiettivo dell’operazione era di acquisire informazioni sulle sue attività telematiche, «contestandogli due post sul proprio profilo X, nonché cercare all’interno delle sue chat private di Telegram e Signal», spiega su Fb, precisando che «al momento Gabriele è privo di strumenti elettronici e fino al dissequestro non ha accesso ai propri profili, chat e cloud (non sono stati chiusi). Per questo motivo ha chiesto a me di riportare ciò. Gabriele è libero, ci tiene a garantire che sta bene, ma per un po’ non avrà modo di comunicare attraverso i suoi canali o recapiti. Pertanto, inutile cercarlo. Gabriele da anni è perseguitato e bersagliato per la sua attività di denuncia della pulizia etnica della Palestina».
Il post di Chef Rubio: «Morte al sionismo»
Al centro della denuncia ci sarebbero dei post pubblicati da Rubio il 21 e il 22 maggio scorso. Nel primo scriveva: «Morte ai diplomatici complici del genocidio in atto da 77 anni, morte agli invasori e a chi li finanzia, morte al colonialismo, suprematismo, razzismo e odio antimusulmano. Morte quindi al sionismo e alla colonia ebraica. Lunga vita alla Palestina e ai
nativi semiti palestinesi».
Nel secondo post, poco dopo l’attentato a Washington dove persero la vita dei diplomatici israeliani, invece scriveva: «Che differenza c’è tra un impiegato dell’ambasciata della colonia ebraica e un soldato suprematista ebraico che massacra i palestinesi per il loro solo
esistere e resistere? Che uno esegue gli omicidi (Eichmann) e l’altro fornisce legittimità e mezzi per farlo impunemente».
Solidarietà a Gabriele
Fazolo chiude il suo post con il sostegno all’amico Chef Rubio: «Gabriele non si fa condizionare, va avanti nella lotta con sempre maggiore determinazione e consapevolezza. Ci tiene appunto a ricordare che ad altre persone va pure peggio. Solidarietà a Gabriele e a tutte le altre vittime».
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22 luglio 2025 ( modifica il 22 luglio 2025 | 12:59)
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