Ilaria Salis torna a Monza per presentare il suo libro intitolato Vipera e pubblicato da Feltrinelli. L’appuntamento è per venerdì 21 marzo, alle 21.15, al Capitol di via Pennati. L’europarlamentare monzese dialogherà sul palco dell’Anteo insieme all’assessore monzese Arianna Bettin, al padre Roberto Salis e al giornalista Alfredo Somoza. Alla presentazione interverrà anche Alice Pelosi, componente del Comitato Liberiamo Ilaria Salis, che anche a Monza aveva mobilitato l’opinione pubblica e organizzato una grande fiaccolata per le vie del centro per chiedere la liberazione della donna che da mesi era stata rinchiusa nel carcere di Budapest con l’accusa (sempre rigettata da Ilaria Salis) di aver aggredito due nazisti durante la Giornata dell’Onore (che si svolge appunto nella capitale magiara).
I mesi della mobilitazione pubblica a Monza e in Italia
Da lì la grande mobilitazione pubblica, la presenza costante del padre Roberto, che è sempre stato al fianco della figlia denunciando pubblicamente quello che Ilaria stava subendo in carcere. Proprio come durante il suo intervento a Vimercate quando, durante un’intervista con il giornalista Somoza, aveva ripercorso (non senza momenti di grande commozione) quei primi 35 giorni di carcere della figlia.
Quei primi 35 giorni carcere
L’arresto, il trasferimento in commissariato “dove l’hanno lasciata in mutande, reggiseno e calzini e le hanno poi dato abiti sporchi e un paio di stivali coi tacchi a spillo. I poliziotti le dicevano ‘W il duce’. Poi è stata trasferita in cella, dove è rimasta da sola per 8 giorni senza neppure il kit per l’igiene. La volevano interrogare senza neppure la presenza di un avvocato – aveva raccontato –. Mia figlia è rimasta con gli stessi abiti per oltre un mese. L’ambasciata non è riuscita a farle recapitare il pacco con vestiti e kit per l’igiene”.
L’elezione ad europarlamentare
Poi la candidatura di Ilaria Salis nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra e la sua elezione nel Parlamento Europeo. Intanto in questi mesi l’insegnante di Monza, che aveva studiato al liceo classico Zucchi, ha anche scritto il suo libro Vipera: “Vipera” è infatti la prima parola che l’europarlamentare eletta con AVS ha imparato in ungherese. Significa letteralmente “bastone telescopico”, lo stesso ritrovato in Ungheria e che l’accusa ungherese ha ritenuto fosse stato usato da lei per l’aggressione ai militanti di estrema destra.