Catherine Zeta-Jones non è mai stata un’attrice «solo» di talento. È una diva nel senso più classico, capace di occupare la scena con un gesto, e allo stesso tempo una donna che sa prendersi poco sul serio. Premio Oscar per Chicago, protagonista di kolossal come La maschera di Zorro e Traffic, ha attraversato tre decenni di Hollywood costruendo una carriera senza drammi, alternando set di respiro internazionale a periodi di vita privata lontano dai riflettori.
Oggi, a 54 anni, è Morticia Addams nella serie Mercoledì di Tim Burton, ora su Neftlix con la prima parte della seconda stagione, un ruolo che interpreta con un equilibrio raro tra ironia e sofisticata eccentricità. In scena, il rapporto tra Morticia e Gomez diventa una dichiarazione d’amore libera da convenzioni; fuori, è il riflesso della sua storia personale: quasi 25 anni di matrimonio con Michael Douglas: «Sono davvero grata per quello che abbiamo costruito insieme. I nostri figli sono la nostra più grande gioia. Ora che sono cresciuti e hanno lasciato casa, c’è una nuova felicità che condividiamo», racconta. È in questa fusione tra icona e madre, diva e moglie, che Zeta-Jones continua a sedurre il pubblico: sullo schermo, con lo sguardo ipnotico di Morticia, e nella vita, con la lucidità di chi sa esattamente chi è.

Nella vita reale, se potesse avere un superpotere, quale sarebbe?
«Non ho superpoteri, purtroppo. Ma se potessi sceglierne uno, sarebbe quello di diventare invisibile. A volte la vita è così frenetica e caotica che vorrei soltanto dire: “Ciao, torno subito”… e sparire per un po’. Sarebbe un potere fantastico».

Cosa rende speciale il rapporto tra Morticia e Gomez?
«Sono migliori amici e si amano apertamente, con tutto il cuore. Si prendono cura l’uno dell’altro, si incoraggiano, passano molto tempo insieme: tempo di qualità. È un amore bello, vero, genuino. Oggi, in un’epoca in cui spesso si ha paura di mostrare i propri sentimenti, loro li amplificano. I nostri figli adolescenti alzano gli occhi al cielo quando vedono tutte queste effusioni, ma la verità è che non abbiamo mai avuto paura di amarci alla luce del sole. La gente, a volte, ha paura dell’amore perché può far male. Noi, invece, mostriamo un amore gioioso, puro. Forse stiamo anche insegnando agli altri che va bene non nasconderlo».

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Cosa l’ha ispirata per sviluppare il rapporto madre-figlia tra lei e Jenna Ortega?
«Abbiamo avuto più tempo e spazio per svilupparlo: otto ore di serie permettono di approfondire davvero la relazione. È un rapporto speciale perché non siamo una famiglia “normale”: abbiamo le nostre eccentricità, capacità particolari… e Mercoledì, a volte, tende ad abusarne. Per me è stato naturale attingere al mio rapporto con mia madre e traslarlo in questa dinamica: un triangolo fatto di mia madre, me e mia figlia».

Interpretare Morticia le ha cambiato la prospettiva sulla famiglia?
«La famiglia Addams è inclusiva. Accetta e valorizza ogni stravaganza, ogni differenza. Non nasconde le idiosincrasie, le celebra. Vengo da una cultura – quella italiana – dove la famiglia è il centro di tutto. Credo che sia proprio questa autenticità, il mettere al centro valori spesso dimenticati, che rende universale il fascino degli Addams. Oggi, in molte case, quei valori si sono persi. Nella nostra famiglia, invece, ci si sfida, si discute, ma ci si prende cura gli uni degli altri».

Secondo lei, qual è la lezione più importante che un genitore dovrebbe trasmettere ai figli?
«Essere genitori è qualcosa di profondamente personale: nessuno dovrebbe dire a un altro come farlo. Ma credo che i figli debbano sapere che i loro genitori sono lì per loro, che si amano, si rispettano e si sostengono».