Era diventata popolare per il suo ruolo di Addy nella serie The Walking Dead l’attrice statunitense Kelley Mack, scomparsa prematuramente all’età di 33 anni a causa di un glioma, neoplasia cerebrale che si manifesta nel cervello o nel midollo spinale e compromette progressivamente le funzioni neurologiche.
Negli ultimi tempi, Kelley faticava anche a camminare. Nei mesi scorsi aveva raccontato la sua malattia sul web e sui social. Ad esempio il marzo scorso, annunciando di aver completato la radioterapia protonica, aveva scritto sul sito CaringBridge: «È stata una sfida adattarmi a un nuovo ambiente dopo aver avuto una routine a casa, ma il supporto mentale ed emotivo dei miei cari mi mantiene forte, anche quando fisicamente mi sento fuori equilibrio. È una sfida che mi sta facendo meravigliare, e finora il sole ha brillato ogni giorno. In generale, questo percorso non è stato facile, ma le cose stanno migliorando; è difficile vedere i miglioramenti quando sei nel mezzo di tutto. Grazie ancora e ancora per il supporto e le preghiere».
Gliomi, che cosa sono questi rari tumori del cervello
«I gliomi sono tumori del cervello che nascono da cellule specifiche del sistema nervoso centrale e sono la tipologia più comune di neoplasia cerebrale maligna», spiega il professor Lorenzo Bello, responsabile Neurochirurgia Oncologica all’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano e professore ordinario di Neurochirurgia, dipartimento di Oncologia dell’Università degli Studi di Milano. «Colpiscono soprattutto gli emisferi cerebrali e, più raramente, il midollo spinale. Oggi la loro classificazione si basa non solo sull’aspetto al microscopio, ma soprattutto sul profilo genetico. I gliomi possono essere “IDH mutati”, più tipici dei giovani e spesso a crescita lenta, oppure “IDH wildtype”, più comuni negli adulti e in genere più aggressivi».
Come si manifesta un glioma
I sintomi del glioma possono variare in base alla velocità di crescita: «nei tumori più rapidi compaiono presto mal di testa, crisi epilettiche, disturbi del linguaggio, della vista o del movimento; in quelli più lenti, i segnali possono tardare, e includere anche cambiamenti di carattere e comportamento», precisa lo specialista.
Per la diagnosi, l’esame di riferimento è la risonanza magnetica con contrasto, affiancata da TAC, PET e valutazioni neuropsicologiche, ma «la conferma definitiva può arrivare solo grazie all’analisi di un campione di tessuto prelevato durante l’intervento o tramite biopsia, che permette di stabilire il tipo preciso di tumore e pianificare il trattamento più adatto».
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