Il successo e l’affetto di tante persone non sempre bastano a sentirsi davvero in pace. Ne è un esempio Gaia Gozzi, che ha scelto di aprirsi con chi la segue lasciando che le sue parole scivolassero dritte dal cuore al feed di Instagram.

Un momento di ansia, un senso di solitudine, la voglia di respirare e trovare un appiglio: tutto raccontato con sincerità e qualche lacrima durante un viaggio in treno, come se il rumore dei binari avesse accompagnato i suoi pensieri. Un frammento fragile, che ricorda come anche dietro una voce che fa ballare ci sia spazio per la vulnerabilità.

Gaia, il lungo sfogo sul treno

27 anni e una vita, e una carriera, ancora tutta da scrivere: Gaia, che con Sesso e Samba e Chiamo io chiami tu, il brano che l’ha portata fino a Sanremo, negli ultimi anni è entrata nelle playlist e nei cuori di tantissime persone. Stavolta però non ci sono luci di palco o ritornelli da cantare: c’è lei, seduta su un treno da Roma a Milano, che decide di aprire una finestra sul suo mondo interiore senza paura di mostrarsi vulnerabile.

Sul suo profilo Instagram appare un carosello che si apre con le pagine di un taccuino colme di pensieri scritti a mano e un primo piano del suo occhio azzurro, lucido di lacrime. Scorrendo, le parole del suo sfogo prendono forma su uno sfondo nero, quasi a chiedere silenzio e attenzione. “Oggi la diabolica trinità è venuta a farmi visita” scrive la cantante.

Senso di vuoto, ansia e solitudine sono arrivati per rimanere più del solito. Hanno preso spazio nel mio corpo come se fossero loro i proprietari di casa, si sono insediati con approccio apparentemente cortese e in poco tempo hanno dettato legge, imbavagliandomi l’anima e rendendola ostaggio”.

Queste emozioni diventano per lei una prigione invisibile, che si fa sempre più stretta, alimentata da pensieri circolari da cui sembra impossibile uscire: “Spesso mi capita di entrare in loop mentali pari a certi gironi dell’inferno dantesco e uscirne diventa una sfida karmica difficile da tagliare, come se ogni domanda a cui il larvatico che mi abita decidesse di rispondere, corrispondesse una risposta che mi avvicina sempre di più all’oblio. Allontanarmi da uno stato di coscienza d’animo è semplice, basta alimentare questa intervista interiore che ha il solo obiettivo di dividere. Dividermi da me stessa, dagli altri, dal caotico ma perfetto disegno dell’universo”.

Seduta su quella poltrona, Gaia si lascia andare a ricordi e sensazioni legati al suo passato, che sembrano mescolarsi con il presente in un continuo gioco di rimandi. Parla di quella tratta Roma-Milano come di un viaggio dentro se stessa, segnato da emozioni forti e a volte dolorose.

Poi continua: “Ho viaggiato molto, sia internamente che nel mondo, alla ricerca di una risposta, una soluzione, un metodo che potesse placare questa incessante necessità di riempire. Ho raggiunto le foreste dell’Acre Amazzonico, le infinite distese di spiagge vulcaniche islandesi, le umide risaie vietnamite e nonostante abbia aggiunto innumerevoli esperienze e lezioni al mio bagaglio di vita, non sono ancora arrivata ad una conclusione”.

Gaia, l’ansia e l’amore per se stessi

Gaia Gozzi non è l’unica voce giovane che nel tempo ha deciso di parlare apertamente di ansia, fragilità e lotte interiori, normalizzando un tema spesso ancora tabù. Prima di lei, artisti come Sangiovanni e Angelina Mango hanno scelto di condividere con i fan momenti di difficoltà, dimostrando che anche chi sembra avere tutto può attraversare momenti difficili.

Nel suo sfogo, Gaia racconta come a volte meditare, scrivere o visualizzare aiuti, ma non basta a scacciare del tutto i pensieri invadenti: “Scegliere di abbracciare la propria evoluzione personale spesso significa sacrificare dei piccoli piaceri momentanei o rush dopaminici che possono tranquillamente diventare degli inutili cerotti posti sopra una ferita profonda e ancora aperta. Questa ferita va fatta respirare, ossigenare. L’ansia di risolvere un problema è essa stessa il problema. Un cane che si morde la coda, un’apparente risoluzione che sotto forma di ‘cura’ va ad infettare più in profondità”.

La sua inquietudine nasce anche dal dare troppo potere all’esterno, a riconoscimenti e obiettivi, mentre dentro la “bimba” che è in lei cerca solo di essere vista e accettata senza condizioni: “La bimba che è in me vorrebbe solo essere vista, amata, accettata, cercata. Senza dover per forza fare ‘la brava’, servire a qualcosa o qualcuno, non dando mai e poi mai fastidio. Lei vorrebbe non dover cercare validazioni da sconosciuti solo per ricordarsi che è speciale così com’è. Senza bisogno di fare, ma semplicemente di essere.”

Infine, Gaia osserva come oggi le relazioni umane siano spesso condizionate da dinamiche di sicurezza e opportunismo, che spingono a chiudersi in se stessi e a diffidare dell’altro: “Non interagiamo quasi più tra di noi, a meno che non ci sia una sicurezza nello scambio tra le parti. Sappiamo cosa ognuno abbia da offrire ancora prima di averci a che fare. Agiamo spinti da intenzioni egoiche travestite da azioni eroiche e ci rinchiudiamo in noi stessi ogni volta che qualcuno riconferma la teoria dell’inevitabile solitudine e dell’opportunismo ‘eticizzato’”.