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Carlos Passerini, inviato a Cascia
La nuova vita di Orsato da designatore della serie C: «Se qualcuno dei miei ragazzi sbaglia, dico che è colpa mia: non li ho preparati abbastanza. La violenza? Servono tolleranza zero e un cambio di passo culturale»
«Il fischietto non mi manca. Oggi la mia missione è un’altra: insegnare ai giovani arbitri a non avere paura». Daniele Orsato, 50 anni a novembre, secondo per numero di gare dirette in serie A (289) dietro solo a Concetto Lo Bello (328), ha chiuso nel giugno del 2024 dopo l’Europeo. Ora, la nuova avventura da designatore per la C. La sua leadership, mentre parla agli allievi durante il ritiro di Cascia sulle colline umbre, a due passi dalla basilica di Santa Rita, è la stessa di sempre.
Ma davvero l’arbitraggio non le manca?
«Per niente. Ho chiuso tutto in un cassetto: ricordi, riconoscimenti, il fischietto stesso, insieme ai cartellini. E ho detto ai miei figli: prendete quello che volete. Per me è il passato. Ho detto che l’arbitro che era dentro di me è morto. Nella vita devi sempre pensare al futuro, non puoi vivere di ricordi, altrimenti è finita».
Lei in campo era considerato un duro, l’ultimo degli sceriffi. Alle nuove leve insegna a essere come lei?
«No. La prima regola è che ognuno deve avere il proprio stile. Imporne uno è un errore. La seconda è che qui vige la meritocrazia. Ognuno ha ciò che si merita, lo sport non mente mai».
Ha già individuato il nuovo Orsato fra i suoi ragazzi della serie C?
«Terza regola. I miei arbitri devono pensare solo alla C. La A e la B non sono per tutti. Bisogna guardare sempre in alto, imparare, ma sempre ricordandosi dove ci si trova. Il nostro slogan è: C siamo».
Qual è il principale difetto degli arbitri di oggi?
«La paura, ma non è colpa loro. I social ad esempio sono terribili, senza pietà, non è facile resistere a certe critiche. Dico sempre che non devono preoccuparsi di sbagliare: se sbagliano è colpa mia, che non li ho preparati abbastanza bene. Il presidente Aia, Antonio Zappi, mi ha costruito una grande squadra: grazie a loro ho spalle larghe. I ragazzi devono pensare solo ad arbitrare. A migliorare. A imparare dai propri errori, senza voltarsi mai. Per questo sono rigorosissimo: niente social. E più vita vera».
In un’intervista al Corriere nel 2023, se ne uscì con uno slogan: «Ai giovani dico: meno Internet e più lavoro».
«Ho fatto l’elettricista, un lavoro che mi ha insegnato tanto, tutto. Il rispetto, il sacrificio, l’umiltà. L’umiltà è il vero segreto per andare lontano, in ogni mestiere».
In serie C hanno inserito il Football video support, che darà la possibilità ai tecnici di avere due chiamate a testa per rivedere azioni ritenute dubbie. Una svolta. Come vi state preparando?
«È una bella novità, che può far crescere il calcio, siamo fieri di essere i primi ad averla. Questa è una ulteriore possibilità di comunicazione fra panchine e arbitri: se gli allenatori sono tranquilli, andrà tutto bene».
Il tema della violenza sugli arbitri, soprattutto i più giovani, quelli che dirigono partite fra dilettanti o nei settori giovanili, è una questione sociale, non più solo sportiva. Come si può risolvere?
«Io dico sempre: pensate se fosse vostro figlio. Serve tolleranza zero. Infatti le nuove normative di legge sono preziose come deterrente: ora picchiare un arbitro è come picchiare un poliziotto. Ma occorre un cambio di passo culturale. Altrimenti è impossibile. È una sfida che abbiamo il dovere di combattere. Senza paura. Paura, mai».
La carriera di Daniele Orsato
- Daniele Orsato, 49 anni, nato a Montecchio Maggiore (Vicenza) è stato uno dei migliori arbitri italiani di sempre: ha diretto 289 partite in serie A, secondo solo a Lo Bello (328)
- Orsato ora è designatore degli arbitri per la serie C dove quest’anno debutta la Football video support, una Var a chiamata
11 agosto 2025 ( modifica il 11 agosto 2025 | 06:54)
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