Il Virus West Nile non è una novità, ma i numeri del 2025 sono significativi. Le complicazioni neurologiche non sono scontate, sono esposti i più fragili
Nei primi giorni di agosto 2025, l’Italia ha registrato un significativo aumento dei casi di infezione da Virus West Nile, con ben 84 nuovi casi segnalati tra il 31 luglio e il 6 agosto. Questo porta il totale dei casi annui confermati a 173, di cui 72 neuro-invasivi, con 11 decessi notificati (1 in Piemonte, 4 nel Lazio e 6 in Campania).
La letalità, riferita alle forme neuro-invasive della malattia, è superiore al 10%, un dato in linea con gli anni precedenti, ma che continua a destare preoccupazione tra le autorità sanitarie e nella popolazione.
La malattia, classificata tra le arbovirosi, è trasmessa principalmente dalle zanzare Culex ed è stata documentata in Italia per oltre vent’anni, ma i numeri recenti sollevano interrogativi sulla sua evoluzione anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
I numeri
A fronte di una media annuale di circa 500 casi, il 2025 potrebbe rappresentare un’annata critica. Sebbene la stagione sia ancora in corso e il picco epidemico si verifichi solitamente tra agosto e settembre, l’incremento delle infezioni suggerisce che la diffusione del virus stia assumendo caratteristiche più ampie, estendendosi alle regioni del Sud, tradizionalmente meno colpite.
Il Virus West Nile, identificato per la prima volta in Uganda nel 1937, ha trovato nel bacino del Mediterraneo un ambiente favorevole per la sua diffusione, grazie alle condizioni climatiche e alla proliferazione delle zanzare.
In Italia, le aree maggiormente coinvolte negli anni passati erano le regioni del Nord (come Lombardia e Veneto) e del Centro, ma quest’anno anche il Sud del Paese sembra registrare un incremento significativo dei casi. La Campania e il Lazio, con 37 e 21 casi rispettivamente, sono al momento tra le regioni più colpite.
(Pixabay)
Nonostante l’aumento dei casi, la maggior parte delle infezioni da Virus West Nile, oltre l’80%, risulta asintomatica o causa sintomi lievi, come febbre, mal di testa e affaticamento. Tuttavia, nelle persone anziane o immuno-compromesse la malattia può evolvere nelle serie forme neuro-invasive, causando encefalite e meningite e comportando gravi complicazioni neurologiche. Di fatto, i decessi registrati sono quasi interamente concentrati in queste fasce di popolazione vulnerabili.
Monitoraggio e prevenzione
Le autorità sanitarie nazionali e regionali stanno intensificando gli sforzi per monitorare la situazione e contenere la diffusione del virus. Le misure di prevenzione primaria, come la lotta contro le zanzare e la sensibilizzazione della popolazione, sono cruciali per limitare i focolai. Campagne educative mirano a promuovere l’uso di repellenti, zanzariere e a ridurre i ristagni di acqua, ambienti ideali per la riproduzione del vettore.
Inoltre, le autorità sanitarie stanno potenziando il sistema di sorveglianza epidemiologica, raccogliendo dati fondamentali per la gestione tempestiva dei casi. È importante sottolineare che, nonostante l’allarme mediatico, il numero dei casi, pur in aumento, non sembra fuori dal range degli anni precedenti.
Ad esempio, nel 2024 erano stati segnalati 484 casi (di cui 11 importati), mentre nel 2023 erano 344, con un picco registrato nel 2022 con 728 infezioni (vedi tabella). La maggiore visibilità mediatica e l’accuratezza dei sistemi di monitoraggio potrebbero spiegare in parte l’incremento delle notifiche.
In conclusione, pur riconoscendo l’importanza della vigilanza e della prevenzione, è fondamentale non cadere in allarmismi eccessivi. Le evidenze suggeriscono che il Virus West Nile rappresenti una minaccia endemica, ma che con il monitoraggio adeguato e l’attuazione di misure preventive mirate sia possibile contenerne la diffusione e proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione.
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