Che dire degli HEAVEN SHALL BURN a questo punto della loro carriera? Lo stile di questo ultimo disco, dal titolo Heimat, è ancora quello che conosciamo da qualche anno a questa parte: death melodico alla Dark Tranquillity, ma con una decisa personalità e qualche incursione in territori metalcore. La band tedesca è però fondamentalmente inattaccabile, perché bisogna riconoscere che le canzoni continuano a farle ancora bene, dopo dieci album in ventisette anni di esistenza. L’unica pecca, se vogliamo, è la staticità stilistica da qualche disco a questa parte. Inoltre, Heimat si prende meno libertà del suo predecessore Of Truth and Sacrifice, che era un doppio album e quindi poteva permettersi di spaziare maggiormente qua e là. Insomma, il discorso è ancora una volta lo stesso: se li apprezzate, andate sul sicuro; se non li apprezzate, non comincerete certo adesso.

Passando a qualcosa di più underground, una delle uscite che ho ascoltato frequentemente nelle ultime settimane è stato il secondo disco degli svedesi FLOATING, che suonano death metal misto a post-punk. Le due componenti sono presenti in parti uguali, quindi certe volte vi ritroverete ad ascoltare una base strumentale alla Joy Division, Siouxsie and the Banshees, The Cure, eccetera, con un cantato in growl o un blast beat di batteria. Il risultato è quantomeno interessante, e i 35 minuti di Hesitating Lights scorrono piacevolmente. Belli i brani come I Reached the Mew, Cough Choir e The Walking. D’altro canto, però, le parti post-punk sanno di già sentito e, a meno che non siate dei fan sfegatati di quelle sonorità, può essere che il disco stufi dopo ripetuti ascolti, come è successo a me. Le parti death metal, al contrario, convincono maggiormente. Inoltre la presenza della drum machine limita un po’ le parti di batteria con soluzioni troppo convenzionali e suoni troppo freddini.

Un altro album degno di nota è quello degli americani THORN, progetto solista di Brennen Westermeyer. Il suo è un death doom groovoso per lo più, ma con qualche scappata nello stile dei Meshuggah. Ma attenzione, non aspettatevi ritmiche cervellotiche scritte da laureandi al corso di matematica; i Thorn sono ben piantati nel death metal e si prendono solo la parte più suggestiva dagli svedesi, ovvero quegli assoli fatti di poche note che fanno da contrappunto ai riff portanti e che servono a dilatare il tempo a più non posso, creando sensazioni di alienazione. Il risultato è portentoso, ma ovviamente richiede un po’ di pazienza: all’inizio potrà sembrarvi tutto un po’ troppo freddo, ed è vero, ma credo sia un effetto voluto. Nebulous Womb of Eternity è il classico album che, per essere apprezzato, va preso per intero e richiede più di qualche ascolto. È il quarto in studio per la band di Westermeyer, il quale in precedenza è stato pure cantante negli ottimi Fluids. Date tempo a questo disco, e vi ripagherà in tutto il suo sublime marciume.

Concludo con una segnalazione che in realtà sono due. Anzi, tre. In un live report di un paio di anni fa, con band del calibro di Dead Congregation, Bedsore, Dormant Ordeal e Sonum, Ciccio aveva brevemente accennato ai THECODONTION, la prima band della superba serata. Ne aveva accennato anche Belardi nella recensione di 72 Seasons dei Metallica (e il fatto che li abbia nominati proprio Belardi avrebbe dovuto proiettarli al vertice delle classifiche di mezzo mondo, ma siccome il mondo è un posto ingiusto questo non è successo). Romani e prodotti dalla ottima I, Voidhanger Records, nel 2020 hanno fatto uscire un album di death metal moderno e sperimentale davvero interessante, dal titolo Supercontinent, che vi consiglio di recuperare anche solo per essere stato suonato con due bassi, voce e batteria. Niente chitarre. Testi su temi di paleontologia. Insomma, una roba diversa dal solito e davvero ben riuscita. Visto che ne abbiamo parlato, sentite qua.

Ora, uno dei due fondatori dei Thecodontion è emigrato in Finlandia e ha messo su due band. La prima sono i CLACTONIAN (insieme a membri di Ashen Tomb, Svnth e altri), che suonano un black death piuttosto grezzo, alla Blasphemy, Sarcofago e cose così, e i cui temi delle canzoni girano attorno al Paleolitico. Di questi sono usciti un paio di demo, di cui l’ultimo dal titolo Everlasting Paleolithic uscito a marzo di quest’anno.

L’altra band sono i SUNKEN MONOLITH, che suonano un death doom a tema Neolitico, e hanno come riferimenti sicuramente i Portal e un death un po’ più sperimentale rispetto all’altra band. Hanno pubblicato un demo giusto a inizio luglio scorso.

I secondi sono più nelle mie corde, ma entrambi i gruppi hanno delle buone potenzialità per il futuro. Ovviamente serve tempo per sviluppare un suono che sia riconoscibile, tuttavia, visto cosa è stato fatto con i Thecodontion, è lecito aspettarsi sviluppi notevoli. E poi lasciatemi dire: la Preistoria col death metal è la morte sua ! (Luca Venturini)