I nuovi dispositivi domestici offrono opzioni migliori. Mander cita WatchPAT, che utilizza sensori da dito, polso e torace per rilevare gli eventi di apnea notturna attraverso l’analisi dei cambiamenti nei vasi sanguigni. E poi ci sono anche Ares, un monitor indossabile che misura il flusso d’aria, i livelli di ossigeno e la posizione durante il sonno, e NightOwl, un dispositivo da indossare sul dito, che ha ricevuto l’approvazione della Fda negli ultimi anni.
“Si tratta di un grande passo avanti, soprattutto per le persone che non hanno la possibilità di andare in una clinica del sonno”, afferma Mander. Tuttavia, ci sono dei limiti. “Al momento, il test casalingo non rileva se si è svegli o addormentati, né tanto meno in quale fase del sonno ci si trovi. Probabilmente non rileverebbe i casi di apnea ostruttiva del sonno a predominanza Rem (una forma specifica di Osas che si manifesta più frequentemente durante il sonno Rem, ndt) – spiega il docente –. Se disponessimo di dispositivi in grado di scoprire quando si verificano questi eventi – durante la fase Rem o meno – potremmo individuare prima le persone affette da Osas e aiutarle”.
Terapie affermate e metodi “creativi”
Una volta effettuata la diagnosi, la terapia più efficace è la Cpap (acronimo di “pressione positiva continua alle vie aeree”), che diversi pazienti trovano però scomoda e persino soffocante. Si tratta di una piccola macchina che eroga un flusso d’aria costante attraverso una maschera, da indossare mentre si dorme per tenere aperte le vie aeree. “La Cpap attenua i sintomi e migliora la pressione sanguigna. Inoltre, come suggeriscono alcuni risultati scientifici, è possibile che riduca anche il rischio cardiovascolare”, afferma Malhotra.
Per chi non sopporta la Cpac, sul mercato si stanno affacciando nuovi dispositivi, come gli inserti nasali. Ci sono poi alcuni interventi più anticonvenzionali, che però sembrano essere sorprendentemente efficaci. “Uno studio australiano ha dimostrato che suonare il didgeridoo aiuta a rafforzare i muscoli della gola e a ridurre i sintomi dell’Osas – racconta Mander –. È un metodo bizzarro, ma funziona”.
In definitiva, il problema principale riguarda la consapevolezza. “Un tempo pensavamo che russare fosse solo fastidioso o divertente – sottolinea Malhotra –. Ora sappiamo che può rappresentare un sintomo di una grave condizione medica. Se russate pesantemente o vi sentite costantemente stanchi, non limitatevi a ignorarlo: andate dal medico”.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.