Centotre focolai tra selvatici, da inizio anno, in provincia di Parma. Ventitré in quella di Piacenza. Il Parmense rappresenta il confine est del contagio nel Nord Italia, e per questo le autorità si stanno impegnando perché il virus, oltreché essere contenuto nella provincia, non si diffonda tra Modena e Reggio Emilia. Dove, peraltro, la linea di confine che corre lungo gli Appennini risulta di più complicata gestione.
La scorsa settimana gli assessori regionali Alessio Mammi (Agricoltura) e Massimo Fabi (Sanità) hanno incontrato il commissario straordinario alla peste suina africana, Giovanni Filippini, insieme ad enti locali, associazioni agricole e servizi sanitari. “Il settore suinicolo – ha ricordato Mammi – vale 20 miliardi di euro a livello nazionale, di cui cinque solo in Emilia-Romagna. Per difendere questa eccellenza è necessario agire in modo unitario. Il nostro territorio si trova lungo il fronte di espansione della malattia, in un’area appenninica complessa da difendere. Con il contenimento territoriale e il depopolamento dei cinghiali abbiamo ottenuto buoni risultati, anche grazie alla collaborazione degli allevatori che hanno attivato le misure di biosicurezza negli allevamenti, sulle quali abbiamo investito 11 milioni di euro”.
Il commissario Filippini ha illustrato la strategia di contenimento, evidenziando l’importanza di costruire una linea di difesa in Appennino al confine con le regioni limitrofe. A breve entreranno in azione cani molecolari per la ricerca delle carcasse di cinghiali. La Regione ha stanziato complessivamente 14,1 milioni di euro: 11,1 per sostenere oltre 150 aziende colpite e 3 milioni per il depopolamento di cinghiali e fossori. La caccia al cinghiale è stata estesa e i danni causati sono scesi da 800mila a 200mila euro. In Emilia-Romagna, va ricordato, operano 981 allevamenti con quasi un milione di capi e 250 imprese di trasformazione che producono salumi Dop e Igp per un valore di 1,3 miliardi di euro.
Secondo l’ultimo rapporto epidemiologico dell’EFSA, in tutta Europa il numero di focolai nei cinghiali selvatici è rimasto stabile dal 2022, nonostante nel nostro Paese, per esempio, il governo abbia adottato un esteso piano di abbattimento (per lo più attraverso la braccata) dei selvatici. Al contrario, lo scorso anno i focolai di peste suina africana nei suini domestici sono diminuiti dell’83% rispetto al 2023 (il calo è dovuto principalmente alla diminuzione di casi in Romania e Croazia).