di
Alessandra Coppola
Lo slogan nato in Rete e rilanciato in Parlamento riassume il malcontento popolare (e populista) su tagli e tasse. E adesso preoccupa il governo
DALLA NOSTRA INVIATA
PARIGI – Povero Nicolas, impoverito dalle imposte, tartassato dalle tasse, depredato da stranieri e vecchi tromboni; trentenne di città francese, diplomato, variamente impiegato, prostrato dal sistema statalista che gli preferisce i Karim o i Bernard.
Salvo che Nicolas non esiste e il movimento a lui dedicato «Nicolas qui paie» è una creatura della galassia di estrema destra, via via in crescita di popolarità. Una variazione del detto popolare italiano «paga Pantalone», se non che il malcapitato francese ha un nome di battesimo diffuso tra i Millennial-Generazione Z, è sposato a una «Julie qui paie» ed entrambi sono costretti dai cattivi politici a portare sulle spalle tutto il peso della spesa pubblica. A unico vantaggio di immigrati o pensionati.
A rilanciarlo è stato in Parlamento a fine luglio il deputato Gérault Verny, eletto nell’Unione delle destre per la Repubblica (fronda gollista guidata da Eric Ciotti) e principale proprietario del giornale estremista Frontières; che dal suo scranno ha ammonito: «Ogni mese, è Nicola che paga» (premunendosi a fine giugno di depositare il marchio, attraverso una delle sue società, al corrispettivo francese della Direzione per la tutela della proprietà industriale).
Lo slogan esisteva e girava già in rete, attraverso il profilo @Bouli dallo humor conservatore, poi nel novembre 2024 con l’account X @NicolasQuiPaie, un bacino provvisorio di 73 mila follower, ma soprattutto mezzo milione di post correlati. E l’attenzione crescente dello Stato «nemico».
Un consigliere dell’Eliseo ha confessato al media europeo «Politico» che il movimento ai piani alti viene seguito con molta apprensione, «che sia di estrema destra o che solo indichi un malcontento generale sulle tasse». Perché l’autunno si annuncia caldo. Il premier François Bayrou ha annullato le ferie per lavorare a una manovra da 40 miliardi di euro di tagli (da spalmare nel tempo e per i settori); annunciando proprio questo weekend alle parti sociali la proposta di eliminare due giorni festivi e stringere sull’indennità di disoccupazione (per un risparmio di 4 miliardi all’anno).
Il timore è di una nuova ondata di proteste in stile gilet gialli, che potrebbe paralizzare la Francia già il 10 settembre nell’annunciata manifestazione «blocca-Paese»: tutti insieme vecchi movimentisti, destra estrema, sinistra radicale e varie altre cellule «anti-sistema», a contrastare una manovra finanziaria che già pare complicatissima. E per la quale non è detto che il governo tenga.
11 agosto 2025 ( modifica il 11 agosto 2025 | 17:24)
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