“Anche la Nuova Zelanda è ricca di fiordi: da noi, infatti, ci sono circa 600-700 km di coste frastagliate ma la differenza rispetto alla Norvegia, dove le strade per rendere queste zone più facilmente accessibili e visitabili sono numerose, è che da noi vi è una sola strada che conduce in piccole zone ben definite”. Sentendo queste parole pronunciate dopo l’ultima tappa dell’Arctic Race of Norway con arrivo a Tromsø, non sorprende che Corbin Strong, venticinquenne di Invercagill, si sia trovato a suo agio nel contesto artico dove questa settimana è andato a conquistare la seconda vittoria in una corsa a tappe ProSeries della carriera.
Il successo, arrivato grazie al primo posto nella tappa inaugurale e le piazze d’onore nella terza e nella quarta, è stato più che meritato per il portacolori della Israel-Premier Tech il quale, progressivamente, si sta costruendo una carriera sempre più brillante su strada dopo aver giocato a rugby fino a 15 anni ed essersi fatto un nome in pista calcando gli anelli dei più importanti velodromi internazionali.
Campione del Mondo della corsa a punti nel 2020 e argento iridato nell’inseguimento a squadre nello stesso anno, Strong (presente sempre su pista anche alle Olimpiadi di Tokyo 2020) si è focalizzato maggiormente sulla strada nelle ultime stagioni, una scelta che, con le qualità di cui è dotato, gli ha portato in dote finora una tappa al Tour of Britain, una frazione del Giro di Lussemburgo, il Giro del Veneto 2024, due tappe e la generale del Tour de Wallonie e, per ultima, l’affermazione all’Arctic Race of Norway, una vittoria che Corbin ha conseguito dimostrando di essere non solo un semplice velocista.
“Prima di sbarcare tra i professionisti, pensavo di avere discrete doti di scalatore, ma una volta fatto il grande salto ho capito che il livello in salita era molto più alto di quanto immaginassi. A Målselv volevo dimostrare di poter superare bene certe erte ed è stato bello sia per me stesso che per gli altri vedermi così competitivo a questo livello su un arrivo come quello: ho decisamente superato le mie stesse aspettative”.
Con questa nuova consapevolezza, Strong si lancerà ora con ancora più entusiasmo verso gli impegni agonistici dell’ultima parte di stagione in cui, chiaramente, proverà a rimpinguare il proprio bottino di vittorie.
“Quello che ho fatto in queste ultime due settimane rappresenta un passo importante per la mia carriera. Spero di far fruttare la fiducia che ho acquisito in questo periodo nei prossimi appuntamenti a partire da venerdì quando prenderò parte al Circuito Franco-Belga. Successivamente disputerò GP Plouay, Grand Prix Cycliste de Quebec (dove è già arrivato secondo, ndr) e GP Montreal: queste ultime due, in particolare, penso siano gare di un giorno che si adattano bene alle mie caratteristiche”.
Caratteristiche che sono molto simili, per sua stessa ammissione, a quelle di un corridore come Michael Matthews ovvero un uomo dotato di un eccellente spunto veloce ma, allo stesso tempo, capace di ben digerire asperità impervie e non troppo lunghe: combinate, queste due skills, hanno già spalancato e potrebbero spalancare ancora più nelle prossime stagioni le porte di nuove vittorie compresa quella che Corbin continua a sognare più di tutte.
“Il mio sogno è quello di vincere una tappa al Tour de France perché nessun neozelandese vi è ancora riuscito ma è un traguardo a lungo termine. Per ora voglio continuare a fare passi in avanti e concentrarmi su cosa mi aspetta nel breve periodo cercando di essere competitivo nelle corse internazionali che andrò a fare nelle prossime settimane”.
Al momento dunque Corbin, appassionatosi alle due ruote grazie al padre e al fratello (entrambi corridori) e avviato al ciclismo a 10 anni grazie al provvidenziale velodromo presente nella sua città natale, non vuole fare il passo più lungo della gamba ma, indubbiamente, guarda con “fame” a ciò che lo attende e ha già bene in mente il grande obiettivo, quello per cui continuare ad allenarsi duramente, uscire in bici anche nelle giornate di pioggia, freddo e vento (condizioni a cui è abituato fin da piccolo perché tipiche della sua zona), fare sacrifici, stare lontano da casa e impegnarsi con tutte le proprie forze per migliorarsi ancora. Un obiettivo giallo per il quale, passando anche per l’Artico, sta ponendo le basi in maniera decisamente convincente.
Photo Credit: ARN/Jørgen Mo