Nate entrambe il 20 settembre, Mia nel 1947 e Loredana nel 1950, in Calabria a Bagnara Calabra, in una terra aspra e orgogliosa, hanno condiviso il giorno di nascita e un destino segnato da un’infanzia difficile, un talento straordinario e un rapporto complesso, fatto di amore profondo, rivalità e rimpianti. La loro storia è un intreccio di musica, emancipazione e resilienza, ma anche di ferite mai del tutto rimarginate.

Un’infanzia violenta

Mia Martini (Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì) e Loredana Bertè sono cresciute in una famiglia con un padre autoritario e violento, Giuseppe Radames Bertè, professore di latino e greco, e da una madre, Maria Salvina Dato, maestra elementare, spesso sopraffatta dalle dinamiche familiari. La loro infanzia a Bagnara Calabra, poi nelle Marche e a Roma, è stata tutt’altro che serena. Loredana ha ricordato in un’intervista a Verissimo come il “padre padrone” che “odiava le donne, comprese le sue stesse figlie“, esercitasse violenze psicologiche e fisiche, soprattutto sulla madre. Questo clima oppressivo ha spinto entrambe le sorelle a cercare nella musica una via di fuga e di emancipazione.

La scelta del nome d’arte

Il rifiuto per la figura paterna portò Mia a cambiare il cognome. La scelta ricadde su Mia Martini, nome d’arte ispirato a Mia Farrow e al celebre liquore su suggerimento del produttore Alberigo Crocetta. Fu una strategia commerciale, ma soprattutto un atto simbolico di distacco da un padre con cui non si riconciliò mai. Loredana, invece, mantenne il cognome Bertè, quasi a sfidare il passato con la sua presenza scenica e la sua voce graffiante.

Due voci agli antipodi

Nonostante il legame viscerale, Mia e Loredana erano profondamente diverse, sia nella vita che nell’arte. Mia, con la sua voce dolente e sofisticata, era la regina della malinconia, capace di trasformare il dolore in una carezza. Loredana, invece, era la tempesta, una rockstar ante litteram con una voce roca e uno stile provocatorio, che ha rivoluzionato la musica italiana con canzoni come Sei bellissima, Non sono una signora ed E la luna bussò. Le loro carriere, iniziate insieme nei locali romani al fianco di un giovane Renato Zero, furono una lunga gavetta fatta di sacrifici, inganni da parte di manager e difficoltà con le case discografiche. L’esordio arrivò come coriste nell’album Per un pugno di samba di Chico Buarque (1970). Nonostante le differenze, le loro voci si intrecciavano perfettamente nei duetti, come nel brano Stiamo come stiamo presentato al Festival di Sanremo 1993. Tuttavia, quel duetto, classificatosi solo al 14esimo posto, fu segnato da tensioni personali. In quel periodo il rapporto tra le sorelle era al minimo storico, con Loredana in crisi dopo il matrimonio fallito con Björn Borg e Mia provata dalle difficoltà professionali.


Un rapporto fatto di amore e rimpianti

Amiche, complici, ma anche rivali, si specchiavano l’una nell’altra, riconoscendosi e a volte respingendosi. Loredana ha confessato di essere stata “super gelosa” di Mia agli inizi, percependola come una figura quasi materna, ma anche come una “zavorra” nei primi anni di carriera, quando il talento di Mia oscurava il suo. Con il tempo, però, il loro rapporto si trasformò in un’alleanza profonda.

 


Il litigio poco prima della morte

In un’intervista a Verissimo, Loredana ha raccontato di non essersi riconciliata con la sorella prima di un viaggio, rimpiangendo di non aver accettato un cellulare che Mia voleva regalarle: “Ho perso la telefonata della vita“. Ogni 20 settembre, giorno del loro compleanno, Loredana accende sempre due sigarette davanti a una loro foto insieme, una per sé e una per Mimì.

Le ombre della superstizione e il dolore di Loredana

Un aspetto tragico e complesso della vita di Mia Martini è la persecuzione subita a causa di una superstizione assurda che la dipingeva come “portatrice di sfortuna“. Questa diceria, nata forse da un rifiuto a un impresario e alimentata da un incidente mortale durante un tour nel 1970, portò al boicottaggio di concerti e apparizioni televisive, isolandola professionalmente e psicologicamente. Loredana, in diverse interviste, ha difeso la sorella, sostenendo che amasse la vita e che non si sarebbe mai suicidata, nonostante l’autopsia ufficiale parli di arresto cardiaco da overdose. Loredana, d’altra parte, ha dovuto affrontare le sue battaglie da sola: il matrimonio tormentato con Björn Borg, il rapporto con le dipendenze e il tentato suicidio nel 1992 hanno forgiato un carattere resiliente e anticonvenzionale. Da quel momento, Loredana dedica ogni suo successo alla sorella. Nel 2024, quando ha ricevuto il Premio della Critica Mia Martini a Sanremo per la canzone Pazza, Loredana, visibilmente commossa, ha dichiarato: “Mimì, lo abbiamo portato a casa!“.