Ettore Morra, imprenditore farmaceutico: lei ha creato “100×100 Naples”, una Fondazione no profit per la cura del verde a Napoli, diventata un modello di sostegno privato alla cosa pubblica e generatrice di occupazione. Quando e perché è nata questa idea?
«Ho quattro figli. Tre anni fa, mia moglie decise di festeggiare il compleanno del nostro primogenito presso la Villa Comunale. I bambini si divertirono, ma per noi adulti fu uno choc: sporcizia, degrado, manutenzione inesistente. All’epoca abitavo proprio di fronte e, la domenica successiva, alle sette del mattino, mi sono presentato lì con una divisa comprata su Amazon e due giardinieri trovati sul marketplace di Facebook per sistemare il verde davanti casa. Mi dissero che servivano autorizzazioni per non rischiare multe. Mi fermai, ma da quel giorno ho iniziato a studiare come intervenire in maniera legale e strutturata. È nata così un’Associazione, poi diventata Fondazione: oggi abbiamo 12 persone operative – molte provenienti da situazioni di fragilità – 3 furgoni attrezzati, 25 aree curate ogni giorno e il progetto Mappatella Gym/Beach Volley. Dal “non ce la faccio a guardare” al “facciamo la differenza”».
APPROFONDIMENTI
Ci sono altri imprenditori che stanno seguendo la sua strada?
«Sì, e questo è il segnale più bello. All’inizio coprivamo tutto noi, partendo da Piazza della Repubblica, la prima area affidataci dal Comune. Poi si sono aggiunte oltre 70 aziende e decine di cittadini. Insieme abbiamo messo in funzione 18 impianti di irrigazione, piantato tantissime nuove essenze con una paesaggista, ridipinto panchine, cancellato scritte vandaliche. Siamo il braccio operativo di chi vuole reagire al degrado e vedere risultati concreti, subito».
Dal suo osservatorio, che Napoli vede?
«Ci sono giorni in cui Napoli è una cartolina viva, che ti riempie il cuore. E altri in cui ti pesa il macigno di ciò che resta da fare. Per anni la politica non ha dato risposte, lasciando debiti enormi, 5 Miliardi, e un caos amministrativo che rallenta tutto. Oggi vedo più visione e serietà. Ma per fare il salto serve una priorità chiara: controllo del territorio, rispetto delle regole, macchina comunale più veloce. Ed inoltre copiare copiare copiare ciò che di bello viene fatto soprattutto all’estero, nel nord Europa. Piccoli passi avanti ci sono, ma la strada è lunga».
Qual è il bilancio dell’Associazione? E sulla Villa Comunale?
«Il bilancio è ottimo, forse fin troppo, e questo mi preoccupa perché la Fondazione è un impegno enorme accanto al mio lavoro principale. Spero in futuro di strutturarla ancora di più con il Comune, mantenendo tre pilastri: qualità, flessibilità, economicità. La Villa Comunale, come tutti i parchi cittadini, ha bisogno di una cosa prima di tutto: manutenzione costante. Parchi storicamente meravigliosi come la Villa Comunale e il Parco Virgiliano devono tornare a regalare ai napoletani e ai turisti un vero effetto “wow”: luoghi che, appena li attraversi, ti lasciano senza fiato, all’altezza della loro storia e della bellezza di Napoli. So che ci sono ragionamenti in corso».
Com’è il rapporto con il Comune?
«Ottimo, con tutti: amministratori, municipalità, municipalizzate. Non guardiamo il colore politico. Credo che apprezzino il fatto che il nostro unico carburante sia l’amore per Napoli e la gestione seria di ogni intervento».
Il prossimo obiettivo?
«Scalini Francesco d’Andrea, Piazza San Domenico e via Chiaia. Vorremmo riqualificare e manutenere tutte le fioriere. Per Scalini Francesco d’Andrea e San Domenico gli sponsor ci sono, per via Chiaia lo stiamo cercando. Ma arriverà: a Napoli, se fai le cose bene, il vento prima o poi ti spinge».