Rafal Majka al Tour de Pologne (foto Tomasz Śmietana)
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Acclamato come se fosse il Tour di Rafal Majka e non il Tour de Pologne, abbracciato da una folla che per una settimana ha urlato il suo nome, il corridore della UAE Team Emirates ha appena concluso la sua ultima corsa in terra polacca.

Rafal, a cosa hai pensato in questi ultimi 12,5 chilometri sulle tue strade?

«A quanto sono felice. Ho passato molti anni da professionista e ho sempre dato tutto, anche in quest’ultima cronometro. Ho concluso ottavo in classifica generale, abbiamo vinto con McNulty, la UAE è stata la migliore tra le squadre. Cosa volere di più? È andato tutto come doveva andare, è stato tutto perfetto».

Cosa ti mancherà del ciclismo?

«Gli sforzi – ride – Nel ciclismo di oggi si va molto veloce, devi essere professionista sotto tutti i punti di vista per poter far parte di questo mondo. E poi anche la carriera vola via velocemente».

Come hai gestito il fatto di essere corridore e allo stesso tempo papà?

«Godermi i primi anni dei miei figli sicuramente mi è mancato. La famiglia mi è mancata molto perché in questo lavoro si sta tanto lontano da casa. In ogni caso devo dire grazie alla squadra e a Mauro Gianetti, che mi hanno tenuto cinque anni a correre con loro. In realtà mi volevano per altri due anni. Grazie Mauro ma no, ci vuole anche un po’ di “vita normale”».

Quando lo hai deciso?

«Già a gennaio, perché voglio godermi un po’ la vita e la famiglia. Non significa che lascerò completamente la bici, questo no, anche perché dopo 24 anni non è facile smettere completamente».

Rimarrai nell’ambiente professionistico con qualche altro ruolo?

«Speriamo…».