Don Nandino Capovilla

Don Nandino Capovilla

È stato rilasciato lunedì notte, dopo 7 ore di fermo all’aeroporto di Tel Aviv, don Nandino Capovilla. Il sacerdote, in viaggio con Pax Christi verso Gerusalemme, era stato fermato in Israele a seguito un «diniego di ingresso», motivato da pericoli per «la pubblica sicurezza o in considerazione dell’ordine pubblico».

«Sono libero» ha scritto sui social nella notte il sacerdote. «Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. Aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe. Volo per la Grecia stanotte».

Poi don Capovilla ha aggiunto: «Per piacere: dite a chiunque scriva che basta una riga per dire che sto bene. Le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi “errori” bombarda moschee e chiese mentre si continua a fingere sui suoi orrori». Il prete ha poi postato il messaggio che stava scrivendo quando gli è stato sequestrato il cellulare dalle autorità di Tel Aviv. Era la preghiera del giorno del patriarca Michel Sabbah, così intitolata. «La giustizia si affacci dal cielo. Presto, oggi stesso, Signore!».

Don Nandino ha poi lasciato il Paese, imbarcandosi su un volo diretto in Grecia. Al sacerdote, da sempre impegnato in iniziative per la pace e che ha anche scritto un libro su Gaza, sono stati riconsegnati valigia e cellulare. I suoi compagni di viaggio, tra cui il presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiuti, hanno potuto invece continuare il viaggio verso Gerusalemme per compiere un pellegrinaggio.