Da oltre due secoli, i vaccini salvano milioni di vite prevenendo malattie infettive. Ma una nuova ricerca suggerisce che i loro benefici potrebbero andare oltre, toccando anche la prevenzione di patologie neurodegenerative.
Uno studio pubblicato ad aprile 2025 su Nature ha analizzato l’impatto del vaccino contro l’herpes zoster – noto come fuoco di Sant’Antonio – e ha scoperto che potrebbe ridurre il rischio di sviluppare demenza fino al 20%.
La svolta è arrivata sfruttando un cambiamento di politica sanitaria avvenuto in Galles nel 2013: solo le persone nate dopo il 2 settembre 1933 potevano ricevere il vaccino per un anno, creando due gruppi simili per età e condizioni di salute, ma con un’unica differenza: la vaccinazione.
I dati su sette anni hanno mostrato che chi era stato vaccinato aveva meno probabilità di ricevere una diagnosi di demenza, con un effetto più marcato nelle donne. Le cause di questa protezione non sono ancora chiare: potrebbe trattarsi di un’azione diretta contro il virus, che in alcuni casi peggiora la salute cerebrale, oppure di un effetto di “immunità allenata”, in cui il sistema immunitario si rafforza attraverso esposizioni ripetute a vaccini o patogeni.
Gli autori sottolineano che serviranno studi clinici controllati per confermare il legame e capire se il beneficio riguarda tutti i tipi di demenza o solo alcuni. L’urgenza è alta: il rischio di sviluppare demenza dopo i 55 anni è stimato al 42%, e i casi negli Stati Uniti potrebbero raddoppiare entro il 2060.
E pensate che il più giovane del mondo ad avere l’Alzheimer ha solo 19 anni.