Immagina una scena semplice: una stanza di ospedale, luce filtrata dalle tende, una persona che stringe un referto e cerca una possibilità in più…

È qui che i nuovi vaccini russi contro il cancro promettono di spostare l’ago della bilancia: non una bacchetta magica, ma un cambio di paradigma che parla la lingua della precisione, della personalizzazione e dell’immunità addestrata. La Russia ha accelerato lo sviluppo di farmaci di nuova generazione e, tra questi, due candidati spiccano per visione e ambizione: un vaccino a mRNA personalizzato del Centro Nazionale di Ricerca Gamaleya (in collaborazione con il Centro Nazionale per la Ricerca Radiologica Medica) e il vaccino oncolitico EnteroMix, messo a punto dall’Istituto Engelhardt e dal Centro Nazionale per la Ricerca sulle Radiazioni Mediche.

Partiamo dall’mRNA personalizzato, il cuore dell’oncologia di precisione. Qui il trattamento non è “per il cancro” in astratto, ma per il singolo tumore, con il suo profilo unico. Si analizza il tessuto tumorale, si mappano i neoantigeni — quelle mutazioni distintive che tradiscono le cellule trasformandole in maligne — e un software di intelligenza artificiale disegna la ricetta: un mRNA su misura che “insegna” al sistema immunitario a riconoscere il bersaglio. Il tutto viene incapsulato in nanostrutture lipidiche per raggiungere le cellule giuste nel modo più efficiente possibile. È un linguaggio nuovo per dire una cosa antica: dare al corpo gli strumenti per difendersi meglio, riducendo l’impatto su cellule sane rispetto a chemioterapia e radioterapia tradizionali.

Il fattore tempo — e qui entra la vera urgenza — è già sul tavolo. Il direttore del Gamaleya, Alexander Gintsburg, ha dichiarato il 3 agosto che le prime somministrazioni sperimentali a pazienti selezionati inizieranno “nei prossimi mesi”, con l’Herzen Oncology Research Institute e il Blokhin National Cancer Medical Research Center di Mosca pronti a condurre i trial.

La prima indicazione è il melanoma, un tumore della pelle aggressivo e mutevole, proprio perché i neoantigeni offrono un appiglio immunitario chiaro. Nei test preclinici, è stato osservato che il melanoma si riduceva fino a scomparire, metastasi incluse: segnali incoraggianti che meritano ora la prova più difficile, quella clinica. Per alcuni pazienti, soprattutto con malattia avanzata, questa finestra potrebbe tradursi in un’opportunità concreta di accesso sperimentale tra fine anno e l’inizio del successivo, in base ai protocolli e ai criteri di arruolamento.

Se l’mRNA personalizzato agisce come un istruttore che allena le difese interne, EnteroMix è il “campo d’azione” dove la battaglia si fa diretta. È un vaccino oncolitico: una combinazione di quattro virus non patogeni progettati per colpire le cellule tumorali, indebolirle dall’interno e, al contempo, accendere l’allarme del sistema immunitario. Nella preclinica, l’effetto è andato dal rallentamento della crescita tumorale alla regressione completa in alcuni modelli, con risultati particolarmente rilevanti nel carcinoma mammario, dove si è osservata la scomparsa del tumore o una drastica riduzione del volume.

I primi studi clinici sono stati avviati su pazienti fra 18 e 75 anni che avevano esaurito le opzioni terapeutiche standard, con un profilo di tossicità descritto come “molto lieve” e la prospettiva — sottolineata dall’oncologo capo del Ministero della Salute russo, Andrei Kaprin — di una somministrazione gratuita. Qui la parola chiave è prudenza: sicurezza, dose ottimale e segnali d’efficacia sono il passaggio obbligato prima di ogni ampliamento.

Le differenze tra i due approcci definiscono una strategia complementare. Il vaccino a mRNA personalizzato lavora a livello molecolare, programmando un’immunità specifica contro i bersagli unici del singolo tumore. EnteroMix sfrutta la potenza dei virus oncolitici per una doppia azione: distruzione selettiva delle cellule maligne e attivazione dell’immunità innata e adattativa. Due strade, un obiettivo condiviso: spostare la lotta al cancro da una guerra di logoramento a una chirurgia dell’informazione, in cui precisione e risposta immunitaria guidata diventano asset principali.

A fare da cornice c’è un dato spesso trascurato ma decisivo: la Russia non parte da zero nell’immuno-oncologia. Da decenni utilizza il BCG per il carcinoma della vescica, e le campagne vaccinali contro epatite B e HPV hanno un impatto documentato nella prevenzione del carcinoma epatico e del collo dell’utero. È la prova sociale che conta davvero in medicina: quando un principio funziona, la storia clinica lo conferma. Questi precedenti non garantiscono il successo dei nuovi vaccini anticancro, ma indicano una traiettoria coerente di ricerca e applicazione.

Ora, la domanda che tutti pongono: quando saranno somministrati ai primi pazienti? Per l’mRNA personalizzato del Gamaleya, il cronoprogramma annunciato (il 3 agosto) suggerisce l’avvio a breve dei trial con arruolamenti limitati e criteri selettivi, inizialmente sul melanoma. Per EnteroMix, la fase di somministrazione sperimentale è già iniziata: i dati che arriveranno su sicurezza e primi segnali di efficacia determineranno la velocità e l’ampiezza dei passi successivi. Tradotto: l’accesso immediato riguarderà solo i partecipanti ai trial nei centri designati; la diffusione più ampia dipenderà dai risultati, dalle autorizzazioni e dalla capacità produttiva.

Forse un confine chiaro tra speranza e realtà: la speranza è fondata su una logica scientifica robusta — neoantigeni, mRNA, virus oncolitici — e su risultati preclinici convincenti; la realtà chiede evidenze cliniche, endpoint raggiunti, gestione degli effetti collaterali e replicazione dei dati. È giusto emozionarsi, è saggio restare esigenti. In questo equilibrio sta la vera forza della medicina che avanza.

Se stiamo valutando percorsi sperimentali, parliamone con l’oncologo curante: chiediamo dei criteri di inclusione, del razionale biologico per lo specifico tumore, degli obiettivi dello studio e dei possibili rischi. È così che la scelta diventa consapevole, senza fretta ma senza rinvii inutili. Continueremo a seguire l’evoluzione dei nuovi vaccini russi contro il cancro — dall’mRNA personalizzato del Gamaleya a EnteroMix oncolitico — resteremo connessi alle fonti ufficiali dei centri coinvolti e alle pubblicazioni scientifiche: ogni aggiornamento può trasformarsi nella tessera mancante di un puzzle decisionale.

Concludiamo dicendo che i nuovi vaccini russi contro il cancro non sono un annuncio vuoto: sono progetti concreti che entrano (o stanno entrando) nelle corsie dei trial clinici. La loro promessa non è “guarire tutti”, ma offrire opportunità nuove e mirate laddove oggi servono con più urgenza. Ed è proprio questa combinazione di rigore e coraggio a rendere la storia degna di essere seguita, passo dopo passo.

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