Che l’industria dell’intrattenimento sia a corto di idee e preferisca scommettere su carte già conosciute al grande pubblico, lo si dice da parecchio tempo. Ma negli ultimi tempi si sta davvero esagerando con le “minestre riscaldate”, e una rapida panoramica tra tv, piattaforme e cinema ce lo conferma senza grossi sforzi.
Non soltanto – come abbiamo già avuto modo di notare – siamo alle prese con le solite repliche estive. Stiamo davvero assistendo ad una completa mancanza di originalità a favore del sempre più rassicurante ritorno al passato, tra sequel, refresh e spin-off. Non ci credete? Facciamo una veloce carrellata.
Il programma televisivo del mainstream che più si sta rivelando vincente in questa torrida stagione è La ruota della fortuna. Ovvero, la nuova versione della trasmissione che per anni ha avuto alla conduzione Mike Bongiorno, e adesso vede alla guida Gerry Scotti. Con il l 27,5% di share e i 3 milioni e mezzo di spettatori sfiorati, la scelta di Canale 5 di rinfrescare questo gioco si è rivelata vincente nella fascia di accesso alla prima serata. L’alternativa in Rai? L’ormai fisso Techetechetè: uno zibaldone di filmati d’archivio legati da un tema o da un particolare personaggio, che fa risparmiare tempo e denaro accontentando gli amanti della tv in bianco e nero.
Non migliora la situazione sulle altre reti. Amadeus, passato a Nove, ha avuto una stagione disastrosa, ma ha registrato l’unico buon risultato con un altro “revival”: La Corrida. Avendo chiuso con il 10% di share e raggiungendo un picco d’ascolto di 1.681.000 spettatori, si è attestato «sul podio dei programmi più visti di sempre sul canale», ha spiegato la proprietaria del canale, Warner Bros. Stando così le cose, la riconferma è praticamente certa.
È una situazione soltanto italiana? Assolutamente no, e ce lo conferma il cinema.
Gli aggiornamenti più cliccati e condivisi di queste settimane arrivano dal set del secondo capitolo del film Il diavolo veste Prada. Attesissimo, ha riconfermato tutto l’amato cast principale e si sta girando proprio negli ultimi mesi.
È già in sala, proprio in questi giorni, Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo, sequel del ben noto Freaky Friday del 2003 che era già, a sua volta, il terzo adattamento del romanzo A ciascuno il suo corpo di Mary Rodgers. Libro che era una rivisitazione in chiave moderna di un altro romanzo: Vice-versa, o una lezione per i padri di F. Anstey, del 1882. Che al mercato mio padre comprò.
A fargli compagnia, il quarto film della saga Una pallottola spuntata, dove Liam Neeson ha il ruolo del tenente Frank Drebin Jr., figlio del personaggio che nel 1988 era interpretato da Leslie Nielsen.
La questione “supereroi e franchise” meglio non aprirla proprio, tanti sono i prequel, i sequel, i crossover e tutto il resto.
E passiamo alle piattaforme. La decisione di rendere di nuovo disponibili, integralmente, titoli che hanno fatto la storia della televisione, è stata vincente. I vecchi fan si sono rituffati nelle atmosfere che avevano amato e, per godere delle quali, non devono più aspettare l’appuntamento settimanale; chi non c’era quando certe serie sono andate in onda la prima volta, le ha scoperte e, in molti casi, si è appassionato.
Così sono nate le nuove stagioni di Boris, And Just Like That (sequel di Sex and The City ), I Cesaroni, mentre si stanno preparando un reboot di Scrubs e uno spin-off di The Office USA , che si chiamerà The Paper.
Il tutto, mentre sulla tv generalista Don Matteo è arrivato alla stagione numero 14 e Law & Order –Unità Vittime Speciali addirittura alla ventisettesima.
La nostalgia è un business, ne avevamo già parlato. Le aziende ne conoscono benissimo il potere e lo sfruttano come “valuta emotiva”: un marchio o un personaggio che già amiamo richiede meno sforzo per conquistarci di nuovo, e rende più facile vendere un biglietto o un prodotto.
Ma ormai siamo decisamente oltre la volontà di approfittare delle vibrazioni positive che gli universi già conosciuti forniscono ai fruitori. Ci stiamo bloccando in un limbo, tra un tempo che rimpiangiamo e uno che non vogliamo affrontare. Sempre più chiusi e attaccati a ciò che è stato, ci rifiutiamo di acquisire nuovi strumenti per affrontare le sfide sconosciute.
Il motivo? In tempi di incertezza (crisi economiche, instabilità politica, cambiamenti sociali rapidi), il nostro cervello cerca punti fermi. Un film, una canzone o un personaggio amato in passato diventa un rifugio emotivo: ci riportano a momenti in cui ci sentivamo più sicuri o spensierati. Non soltanto perché lo eravamo davvero, e le prime esperienze forti (film, libri, telefilm fruiti da bambini o adolescenti) creano un’impronta neurologica duratura. Diversi esperimenti hanno mostrato che stati negativi (noia, tristezza, solitudine) sono trigger robusti della nostalgia: quando le persone si sentono isolate, richiamano ricordi positivi del passato.
Ciò accade anche perché la nostra memoria non è una registrazione fedele: tendiamo a ricordare il passato in modo selettivo, enfatizzando i lati positivi e attenuando quelli negativi. In psicologia si parla di visione “rose-tinted glasses”: rivediamo, e rivalutiamo, il passato con “gli occhiali dai vetri rosa”, romanticizzando. Questo filtro rende il passato un luogo (mentale) più accogliente di quanto fosse in realtà, ma l’effetto è anche fisico. Rivivere quegli stimoli può innescare una risposta neurochimica simile, per cui riascoltare “la canzone dell’estate” di quando avevamo 15 anni ci provoca un piacere immediato. La stessa cosa accade quando riprendiamo i fili di una storia sullo schermo, che tanto avevamo amato.
Motivo per il quale ci innervosiamo se qualche dettaglio viene cambiato, attualizzato, adattato ad un nuovo contesto. Siamo granitici: vogliamo esattamente la cosa che abbiamo vissuto, com’era una volta. Salvo poi lamentarci che non c’è mai niente di nuovo all’orizzonte.
Eppure, anche se non vogliamo, il futuro arriva e la vita passa. Vogliamo continuare a crogiolarci nella sicurezza del già visto o affrontare le novità? Potremmo iniziare cambiando canale, non facendo sommare le nostre visualizzazioni, non comprando il biglietto del cinema, quando è tutto troppo già visto e conosciuto. Mettiamo in crisi l’algoritmo: pur di guadagnare ancora, qualcuno ai piani alti si sveglierà.