Analizzare sulla base della propria esperienza. Vincenzo Santopadre ha tanto da raccontare in merito al suo percorso, prima di giocatore di buon livello e di allenatore, che al fianco di Matteo Berrettini ha raggiunto traguardi prestigiosi come la finale di Wimbledon del 2021 di Matteo e l’ingresso nell’elite del tennis mondiale da parte del romano.

Un nuovo capitolo della propria esperienza da coach è iniziato, con la consulenza tecnica al fianco di Lorenzo Sonego e l’interesse comunque sempre massimo a quanto accaduto nel circuito internazionale. Di questo e di altro Santopadre ha parlato ai microfoni di OA Sport.

Il tennis italiano è al suo apice: un circolo virtuoso destinato a consolidarsi nel tempo?
“Io mi auguro che possa essere un circolo virtuoso, che possa durare nel tempo e possa consolidarsi. Questo dipende, credo, molto dal lavoro che viene fatto, che è stato fatto e che verrà fatto da adesso in poi. Confermarsi non è mai semplice. Servono tanti requisiti. Per consolidarsi, bisogna continuare a lavorare e a cercare di capire quali sono gli spunti di miglioramento. Me lo auguro fortemente. Credo che fisiologicamente ci siano delle annate più fortunate di altre, legate anche alle abilità innate degli atleti. Probabilmente in questo momento tante cose si sono incastrate bene nel tennis italiano“.

La Spagna, subito dopo Nadal, ha trovato Alcaraz. Per l’Italia sarà mai possibile avere un altro Sinner, oppure stiamo parlando di un caso unico come lo è stato Tomba nello sci alpino?
“La Spagna è stata molto fortunata dal mio punto di vista. Perché credo che per esempio Nadal, Alcaraz, Sinner, Federer o Djokovic, per come la vedo io, non sono il frutto del movimento generale, ma sono esemplari unici che piovono giù dal cielo. Questa è la mia interpretazione. Sono fondamentali per dare sfogo, spazio e vitalità al movimento tennistico e a tutto quello che gli è intorno. Incentivano e fortificano un po’ tutto quanto“.

Ad oggi la presenza di Sinner alle Finals di Coppa Davis non è data per certa. Pensa che l’Italia, su una superficie indoor, avrebbe le armi per vincerla anche senza il n.1?
“Vista la nuova formula che ormai c’è da qualche anno credo che per fortuna l’Italia abbia le carte in regola per vincerla comunque. Ci sono Musetti, Cobolli, Sonego e in doppio Bolelli e Vavassori. Quindi i giocatori non mancano. È ovvio che sarebbe una perdita gravissima, però visto e considerato il format, forse è meglio che ci sia questo perché probabilmente basta un po’ meno per vincere la Coppa Davis rispetto a prima“.

A proposito di corsa al n.1 a fine anno: se dovessi sbilanciarsi, chi pensa che prevarrà tra Sinner e Alcaraz?
“Per me a fine anno sarà Sinner il numero uno del mondo“.

Agli US Open dobbiamo dare per scontata una finale tra Sinner e Alcaraz o non esclude sorprese? E se sì, da parte di chi?
“Sinner e Alcaraz hanno effettivamente una marcia in più. La cosa più normale è prevedere una finale tra loro. A maggior ragione quando si tratta di tornei dello Slam, quindi si tratta di giocare tre set su cinque. Detto questo ci può sempre stare un piccolo passo falso da parte entrambi. Può essere sempre contemplato. Non è che sono dei marziani per certi versi. Si può pensare a Fritz, per come è arrivato l’anno scorso, che ha imparato a giocare bene anche in casa; lo Shelton di turno che potrebbe magari spingersi fino in fondo e ha vinto a Toronto. Possono dare fastidio. Questo mi viene da pensare. Certo, per quanto detto, Sinner che Alcaraz sono uno step avanti e quindi a livello di percentuale è facile pronosticare un loro incontro nell’atto conclusivo“.

Ha portato all’apice Matteo Berrettini e tra di voi permane un rapporto di grande amicizia. Quanto le fa male vederlo in questa situazione? Pensa che abbia la forza per rialzarsi anche questa volta?
“Matteo sicuramente è in una situazione dove non vorrebbe stare. Penso che lui abbia, anche in un momento di magari non eccessiva forza, la capacità di capire cosa fare e cercare di star bene, che è la cosa più importante per lui. Trovare la forza di fare quello che più gli va di fare e lo fa star bene. Credo che uscirà anche da questo momento come è uscito da tanti altri. L’augurio ovviamente è quello. Ne sono convinto e ne sono certo. Quindi più che un augurio da parte mia è una convinzione“.

Quali sono stati la sua gioia massima e il suo rimpianto più grande da allenatore?
“La gioia più grande è stata quella di riuscire a far star bene i ragazzi che ho allenato, cercare di farli rendere al loro meglio e sapere di aver contribuito in qualche modo alla loro crescita e ai loro risultati. Ho allenato principalmente Matteo Berrettini e Luca Van Assche. Un’altra gioia è anche quella di aver instaurato dei bei rapporti anche con i ragazzi e le ragazze quando ho fatto il capitano dell’ATP Cup e della United Cup. I rapporti sono importanti con loro e quando abbiamo fatto le competizioni siamo stati bene a prescindere. Questa è la gioia più grande. Rimpianto? Probabilmente non aver fatto ancora di più con Matteo. E non aver contribuito come avrei voluto ad aiutare Luca nell’ottenere qualcosa di diverso, qualcosa in più. Un altro è che mi sarebbe piaciuto vedere giocare Matteo a Wimbledon l’anno che poi invece non ha giocato per il Covid. Sarebbe stato bello poi vederlo competere nelle Finals di Torino quando si ritirò con Zverev. Credo che in entrambe le situazioni aveva tutte le carte in regola per ottenere dei grandissimi risultati e arrivare a vincere sia le Finals che Wimbledon“.

Come procede la collaborazione con Lorenzo Sonego?
“La collaborazione con Sonego procede, dal mio punto di vista, molto bene. Ho trovato un ragazzo volenteroso, motivato e determinato. Il team è composto principalmente da Colangelo, Cassinello e anche dagli altri che ci lavorano e che hanno a cuore le sorti di Lorenzo. Non posso che essere contento di come è iniziata e come procede il tutto“.

Che idea si è fatto di due giovani come Jacopo Vasamì e Federico Cinà?
“Ho avuto modo di conoscere un po’ di più sia Vasamì che Cinà nel Challenger di Monza. Entrambi hanno delle caratteristiche comuni. Mi sembrano due ragazzi seri, perbene e tranquilli. È importante che loro mantengano queste loro qualità. Credo che siano anche molto ben seguiti e spero che possano continuare in questo loro percorso con le loro guide, perché hanno effettivamente delle grandi potenzialità. Penso che debbano essere sempre più bravi nel futuro, perché poi necessariamente le luci della ribalta sono su di loro. Per fortuna qualche luce in meno c’è. La situazione è questa: da un lato Sinner, Musetti, Cobolli e gli altri li distolgono un po’ dall’attenzione mediatica; dall’altro può capitare che da loro ci si aspetti che possano essere entrambi il nuovo Sinner. Questo glielo auguro ma credo che sia altamente improbabile che loro siano come Jannik in prospettiva. Entrambi però, secondo me, hanno le potenzialità per fare una signora carriera“.

Joao Fonseca sarà il terzo incomodo tra Sinner e Alcaraz oppure spenderebbe un altro nome?
“Fonseca è un ragazzo che sicuramente potrebbe dare del filo da torcere in futuro ad Alcaraz e Sinner, sia per il livello di tennis che esprime e le potenzialità che per come l’ho visto allenarsi. Mi sembra ben strutturato e seguito. E soprattutto è motivato a continuare a crescere. Non vedo al momento altri che possono ambire a dar fastidio più di tanto ai primi due della classifica mondiale“.