Jerome Powell «deve abbassare i tassi ORA». Donald Trump torna a bersagliare il presidente della Federal Reserve e, in un post infuocato su Truth Social, annuncia di valutare «una causa importante» contro di lui per «il lavoro orribile e gravemente incompetente» nella gestione della costruzione dei nuovi edifici della Fed, un progetto da tre miliardi di dollari che, a suo dire, «avrebbe dovuto costare 50 milioni».

Il presidente americano ha definito la nomina di Powell «un bello scherzo» dell’ex segretario al Tesoro Steve Mnuchin e lo ha accusato di aver causato «danni incalcolabili» all’economia. «Fortunatamente, l’economia va così bene che esploderà in faccia a Powell e al suo Board compiacente», ha scritto Trump, rilanciando le pressioni per una svolta immediata della politica monetaria. Poi l’affondo (sempre su Truth) sul tema dazi. «I dazi non hanno causato inflazione o altri problemi al Paese, al di là di far arrivare un immenso ammontare di contati nelle casse del Tesoro. I consumatori non stanno pagando i dazi».

I dati (positivi) sui prezzi. L’affondo arriva proprio nel giorno in cui i dati sull’inflazione hanno sorpreso positivamente i mercati: a luglio i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti del 2,7% annuo, in linea con giugno e sotto le attese del 2,8%. Su base mensile, l’aumento è stato dello 0,2%, mentre l’indice “core”, al netto di energia e alimentari, è cresciuto dello 0,3% (+3,1% annuo), superando le previsioni. Il dato, unito a segnali di raffreddamento dei prezzi energetici, ha spinto gli operatori a scommettere con più convinzione su un taglio dei tassi già a settembre: secondo i future sui Fed Funds, la probabilità di una riduzione di 25 punti base al 4%-4,25% è salita al 94,2% dall’85,9% di ieri. Wall Street ha reagito in rialzo: Dow Jones +0,42%, S&P 500 +0,44%, Nasdaq +0,53%.

Gli attacchi del presidente Usa alla Fed. Le critiche di Trump a Powell sono un leitmotiv che risale al suo primo mandato: dal 2019, quando lo definì «un nemico più grande della Cina», al 2020, quando lo accusò di non sostenere abbastanza l’economia durante la pandemia, fino agli attacchi di quest’anno, mirati non solo alle scelte sui tassi ma anche alla gestione interna della Fed. Ora, con un’economia in crescita e un appuntamento elettorale cruciale alle porte, il presidente sembra deciso a fare della politica monetaria – e della figura di Powell – uno dei bersagli centrali della sua battaglia politica.


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