Il bilancio 2025 di Goletta Verde e Goletta dei Laghi (Legambiente) denuncia inquinamento, maladepurazione e crisi climatica. Gli ambientalisti chiedono a gran voce un piano nazionale per la tutela delle acque e più investimenti negli impianti di filtraggio. Mare e laghi italiani, questo è il responso, non godono di buona salute. Dal report conclusivo delle campagne estive dei team scientifici e dei volontari è emersa una situazione preoccupante: su 388 campionamenti effettuati in 19 regioni, 1 su 3 è risultato oltre i limiti di legge.

I dati raccolti raccontano un’Italia in cui la qualità delle acque è ancora compromessa da fattori strutturali. Serve un deciso intervento da parte delle istituzioni, che devono essere capaci di affrontare le cause a monte di queste criticità e di garantire un futuro sostenibile per ecosistemi costieri e lacustri che possa disinnescare una crisi idrica che cresce ogni giorno di più.

Oltre la metà di foci dei fiumi e scarichi è inquinata

L’analisi rivela differenze significative tra i diversi tipi di prelievo.

Nel mare aperto e nelle aree lacustri lontane da scarichi o foci, “solo” il 15% dei campioni supera i limiti di legge. Ma la situazione peggiora drasticamente quando si tratta di foci di fiumi, canali e corsi d’acqua. Oltre la metà di questi punti (54%) risulta inquinata o fortemente inquinata.

Per il mare, il 35% dei campioni prelevati da Goletta Verde è risultato fuori norma, con una media di 1 punto critico ogni 80 chilometri di costa.

Nei laghi la percentuale scende al 30%, ma resta comunque significativa.

Particolarmente preoccupante è il fatto che il 56% delle foci non monitorate dalle autorità si trovi in prossimità di spiagge libere, spesso frequentate da turisti e residenti senza alcuna segnalazione sui rischi sanitari.

Mediterraneo bollente: nuovo record di temperatura

La crisi climatica emerge come un fattore sempre più determinante nella salute di mari e laghi.

Secondo le elaborazioni di Legambiente sui dati satellitari Copernicus, tra giugno e luglio 2025 la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo ha raggiunto 25,4 °C, la più alta dal 2016.

Questo aumento, pari a circa mezzo grado rispetto alle medie del decennio precedente, non è solo un dato statistico. Acque più calde alterano gli equilibri degli ecosistemi, favorendo la proliferazione di specie invasive e mettendo in difficoltà quelle autoctone.

Inoltre, l’energia termica accumulata in mare durante l’estate alimenta eventi meteorologici estremi, come piogge torrenziali, che causano alluvion estreme, e mareggiate più violente e persistenti.

Rifiuti e microplastiche in aumento

Il bilancio di Goletta Verde non si limita alle analisi microbiologiche.

Quest’anno, insieme alla campagna Puliamo il Mondo, sono state organizzate azioni di pulizia di fondali e coste, come quella realizzata a Tropea.

I rifiuti raccolti – esposti simbolicamente durante la conferenza stampa – ricordano quanto la cattiva gestione dei rifiuti contribuisca a compromettere la qualità dell’ambiente marino.

Nei laghi, l’attenzione si è concentrata anche sulle microplastiche, particelle talmente piccole da entrare nella catena alimentare, con possibili ricadute sulla salute umana.

Parallelamente, analisi chimico-fisiche condotte in 7 bacini hanno mostrato valori di azoto, fosforo, cloruri e solfati nei limiti di legge, ma la costanza di questo risultato dipenderà dalla capacità di prevenire nuove fonti di inquinamento.

La maladepurazione ci costa cara

Uno dei nodi più gravi è la depurazione insufficiente. Secondo i dati presentati da Legambiente:

  • il 4,4% del carico inquinante prodotto non è trattato adeguatamente;
  • il 0,7% non è collegato ad alcun sistema;
  • il 3,7% è gestito con impianti individuali, spesso inadeguati.

Inoltre, 855 agglomerati urbani, equivalenti al 34% del carico complessivo nazionale, sono già in procedura di infrazione europea per mancato rispetto della direttiva Acque Reflue.

Le conseguenze economiche sono pesanti:

  • 210 milioni di euro già pagati in sanzioni;
  • nuove multe semestrali da oltre 13 milioni di euro per i ritardi nella messa a norma.

La recente revisione della normativa europea imporrà standard più severi e interventi costosi, stimati tra 645 milioni e 1,5 miliardi di euro solo per gli impianti di maggiori dimensioni.

Le richieste di Legambiente al Governo

Di fronte a questo scenario, Legambiente sollecita un intervento organico da parte delle istituzioni.

Secondo l’associazione l’Italia ha bisogno di un piano nazionale per la tutela delle acque costiere e interne che garantisca una gestione coordinata tra diversi livelli di governo e includa misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

Questo piano dovrebbe prevedere risorse significative per ammodernare gli impianti di depurazione, riducendo al minimo gli scarichi non trattati e favorendo il riuso delle acque depurate, ad esempio in agricoltura.

Parallelamente gli ambientalisti chiedono di intensificare i controlli nei punti critici – in particolare foci e corsi d’acqua – e di accelerare sul fronte delle energie rinnovabili in mare, in particolare l’eolico offshore.

L’associazione sottolinea l’urgenza di infrastrutturare i porti di Taranto e Augusta, trasformandoli in hub strategici per la logistica delle tecnologie pulite e garantendo allo stesso tempo nuova occupazione nelle aree portuali storicamente legate alle fonti fossili.