E’ un anno davvero particolare per la Aspiratori Otelli. L’ultimo, almeno a livello juniores. Il sodalizio, che è nell’ambiente dal secolo scorso e attraverso il quale sono passati tanti ragazzi poi approdati al professionismo, si arrende ai cambiamenti di un ciclismo sempre più dispendioso. Sono cambiati i valori e la passione non basta più. Intanto però la stagione va avanti e anche con qualche soddisfazione, considerando ad esempio i successi di Francesco Baruzzi che l’hanno portato in cima alle gerarchie della categoria e a trovare già un approdo fra i pro’.
Giambattista Bardelloni è al timone della squadra ormai da tempo immemore e ha seguito tutta l’evoluzione dell’Aspiratori Otelli e a dispetto di una difficile situazione è soddisfatto dei suoi ragazzi, non solo per i risultati ma anche per il loro approccio.
Il Team Aspiratori Otelli, con più di 30 anni alle spalle. Bardelloni è all’estrema sinistra
Il Team Aspiratori Otelli, con più di 30 anni alle spalle. Bardelloni è all’estrema sinistra
«Al di là della quantità di vittorie, siamo sempre stati presenti anche nelle gare nazionali e internazionali. E magari con un po’ di fortuna si poteva anche raggiungere qualche successo in più, vedi ad esempio Scofet (in apertura, foto Rodella) al GP Sportivi Loria. Secondo me è una stagione più che eccellente perché i ragazzi devono maturare. Non è che l’unico obiettivo deve essere solo la vittoria…».
Le voci di una dismissione della società a fine stagione hanno influito sui ragazzi?
A me non sembra, d’altronde non è stato un fulmine a ciel sereno e molti di loro hanno già trovato casa per il 2026. Marzocchi va alla Biesse Carrera e Bartolotta va alla Salus, ad esempio. Insomma, essendo già sistemati sono tranquilli e pensano alle gare. Per i secondi anni abbiamo già contatti con le squadre U23. Vediamo di sistemare anche loro. A parte Baruzzi che lui è già a posto (andrà al devo team della Visma-Lease a Bike, ndr).
Baruzzi vincitore di tappa in Slovacchia nella prova di Nations Cup, ora lo attende la Visma (foto Rodella)
Baruzzi vincitore di tappa in Slovacchia nella prova di Nations Cup, ora lo attende la Visma (foto Rodella)
Tu che sei da tanti anni nel gruppo come stai vivendo questo lento trapasso?
Io sono qui dal ‘95. Con Giancarlo Otelli ne abbiamo passate tante, tra gioie e dolori. Sono decisioni difficili che la società ha preso e non le discuto, a me dispiace tantissimo perché smettere mi sembra davvero un peccato anche se so che come c’è un inizio, in tutte le cose c’è anche una fine.
Trent’anni in questo ambiente, quanto è cambiato il ciclismo giovanile in questi tre decenni?
Tantissimo, soprattutto negli ultimi 5-6 anni. Io credo che liberando i rapporti si sia trasformata questa categoria e tutto il ciclismo nel suo complesso. I corridori sono più sfruttati di trent’anni fa, quando c’erano 6-7 corse di alto livello in Italia. Adesso ce ne sono ogni fine settimana, è come fare un campionato italiano tutte le domeniche. Forse io sarò di vecchio stampo, però secondo me stiamo esagerando. Non siamo noi come i tedeschi o i Paesi anglosassoni dove i ragazzi maturano prima, in Italia serve tempo. Si finisce che abbiamo dei bei ragazzini negli allievi che poi si perdono subito.
Federico Saccani si divide fra strada e pista. Su di lui Bardelloni è pronto a scommettere (foto Facebook)
Federico Saccani si divide fra strada e pista. Su di lui Bardelloni è pronto a scommettere (foto Facebook)
Secondo te perché?
Perché il salto da allievi a juniores è eccessivo, è la categoria precedente che andrebbe riadattata. Si passa da gare di 60 chilometri a 120 col rapporto libero. E’ un contraccolpo enorme, così perdiamo tanti ragazzi che potrebbero crescere e invece mollano. Da juniores a U23 cambia poco, 20-30 chilometri che vuoi che siano? Da allievi vedi tanti supervincenti che poi passano e si perdono nel mucchio, si scoraggiano, non crescono più.
Baruzzi a parte, chi sono gli elementi che ti sembrano già abbastanza pronti per il salto di qualità, per salire di categoria con un certo peso?
Innanzitutto penso a Federico Saccani, perché è stato molto sfortunato in questi due anni. Ha avuto dei problemi seri al ginocchio sia l’anno scorso che parzialmente anche quest’anno. Di risultati di spicco non ne ha, ma sta dimostrando di avere stoffa, poi è una pedina per la nazionale ai mondiali in pista. Un ragazzino molto serio, sicuramente psicologicamente molto preparato per la categoria dilettanti. Poi abbiamo Scofet, che l’anno scorso correva in mountain bike ed è tutto da scoprire, sta ottenendo molti piazzamenti. Va molto bene in salita, è molto determinato, secondo me se ha la fortuna di trovare una squadra che l’aspetta un anno o due farà davvero bene. Per gli altri serve tempo, ragazzi che passando di categoria avranno bisogno di essere attesi con pazienza perché hanno ancora molto da imparare ma anche molto da dare.
Tra gli elementi messisi in luce c’è anche Sebastiano Tavelli, 9° ai tricolori (foto Rodella)
Tra gli elementi messisi in luce c’è anche Sebastiano Tavelli, 9° ai tricolori (foto Rodella)
Prossimi impegni e quelli a cui tenete di più?
Lunigiana e poi il Trofeo Buffoni che per noi ha un significato speciale. Visto che è il mio ultimo anno, vorrei riuscire a portare a casa qualcosa d’importante perché abbiamo ragazzi che possono fare bene su quel percorso, a cominciare proprio da Baruzzi e Scofet, ma anche Tavelli che ha fatto nono al campionato italiano. Poi si sa che nel ciclismo tra vincere e perdere a volte basta una sciocchezza che fa la differenza, ma dobbiamo provarci.