L’AQUILA. Anni di sofferenze per patologie gravissime. Malati inchiodati ad un letto, con prognosi infauste, senza possibilità di guarigione: spesso attaccati ad un respiratore o costretti ad alimentarsi artificialmente. La scelta del “fine vita” continua a far discutere e incrocia le tematiche della libera scelta, della soggettività e dell’autodeterminazione dell’individuo. In Abruzzo, dove lo scorso 19 giugno il consiglio regionale ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare, depositata dall’associazione Luca Coscioni e supportata dalle firme di 7mila cittadini, negli ultimi 12 mesi sono arrivate 194 richieste di contatto. Utenti che si sono rivolti al numero bianco dell’associazione, un servizio gratuito di ascolto, orientamento e supporto, per avere chiarimenti sui temi legati all’eutanasia, al suicidio medicalmente assistito, al testamento biologico, all’interruzione delle terapie e alla sedazione palliativa profonda. Un numero rilevante, pari a 15 richieste ogni 100mila abitanti.

Il dato abruzzese contribuisce al totale dei contatti nazionali, ben 16.035, in crescita del 14% rispetto all’anno precedente. Si tratta di una media di 44 richieste al giorno, segno di un bisogno diffuso e in aumento di informazione e accompagnamento su scelte personali spesso difficili e dolorose.

ABRUZZO IN RETE

Il numero bianco 06.99313409 è attivo anche in Abruzzo: coordinato da Valeria Imbrogno, psicologa e compagna di Dj Fabo, è operativo tutti i giorni e risponde – fa sapere l’associazione Coscioni – a chi vuole comprendere i propri diritti e le possibilità offerte oggi dall’ordinamento italiano. Quando possibile, fornisce anche assistenza su come accedere alla morte volontaria medicalmente assistita in Italia o in Svizzera. Nell’ultimo anno 580 persone (51% donne, 49% uomini) hanno chiesto aiuto, in Italia, per accedere a questo tipo di percorso. I 194 contatti dall’Abruzzo mostrano come il problema sia fortemente sentito. Le regioni con la maggiore incidenza di richieste rispetto alla popolazione sono state Liguria con 48 richieste ogni 100mila abitanti, Lazio con 43 richieste, Toscana e Friuli Venezia Giulia (35), seguite da Umbria, Emilia-Romagna e Lombardia (33).

«diamo risposte»

«Anche in Abruzzo», spiega l’associazione Luca Coscioni, presieduta da Michele De Luca, Marco Gentili e Mina Welby, «il servizio rappresenta un punto di riferimento concreto per chi cerca risposte, chiarezza e umanità in uno dei momenti più delicati della vita». Il 5 giugno scorso l’associazione, che da tempo si batte per il “diritto al fine vita”, ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare tutte la libera scelta dei malati gravi, con prognosi infauste, inclusa l’eutanasia attiva. Saranno necessarie almeno 50mila firme per poter presentare la proposta in Parlamento.

COSA PREVEDe la leggE

L’obiettivo della legge è disciplinare le condizioni e le procedure per porre fine volontariamente alla propria vita, anche con l’aiuto attivo di un medico, nel rispetto della dignità umana e dell’autodeterminazione, eliminando l’attuale discriminazione tra persone malate dipendenti da trattamenti di sostegno vitale e non dipendenti. La proposta di legge prevede che possano accedere alla morte volontaria assistita persone maggiorenni, capaci di intendere e volere, affette da patologie irreversibili o con prognosi infausta a breve termine, che causano sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili dalla persona stessa. La scelta tra l’autosomministrazione dei farmaci per il fine vita e la somministrazione da parte del medico è lasciata alla volontà del paziente, in base alle proprie condizioni cliniche e alle preferenze personali, in accordo con il medico. La procedura potrà, poi, avvenire in strutture sanitarie pubbliche o convenzionate, oppure a domicilio con supporto medico. Tutto l’iter è affidato al Servizio sanitario nazionale e prevede un processo di verifica da concludersi entro 30 giorni. È garantito il diritto all’obiezione di coscienza per il personale sanitario, ma le strutture devono comunque assicurare la procedura. La Toscana, in assenza di una normativa nazionale, è stata la prima regione in Italia ad approvare, a febbraio scorso, la legge sul fine vita che garantisce ai malati tempi e modalità certi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, sulla base di quanto stabilito dalle sentenze della Corte costituzionale. In Abruzzo il testo è stato bocciato in aula.

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