La cultura della programmazione. Jannik Sinner, reduce dalla vittoria nel terzo turno del Masters1000 di Cincinnati contro il canadese Gabriel Diallo, si prepara con scrupolo al match di domani contro il francese Adrian Mannarino. Una sfida insidiosa quella contro il mancino transalpino, che già in passato ha creato qualche problema a Jannik negli scontri diretti.
Vero è che ci sono state tre vittorie in altrettante partite e l’intenzione è quella di allungare la striscia vincente. Dopo il trionfo a Wimbledon, l’azzurro ha deciso di non disputare il 1000 di Montreal e di prepararsi al meglio alla doppietta Cincinnati- US Open, avendo posto il proprio sigillo nel 2024 in entrambi gli eventi.
Una calendarizzazione minuziosa, che si basa sul principio di performare al meglio possibile nei tornei a cui si decide di partecipare, senza però andare poi a gravare sul fisico nella successione smodata degli incontri previsti nel massimo circuito internazionale.
Un aspetto che Sinner ha approfondito nell’intervista concessa a Ziggo Sport, in cui ha confermato le sensazioni espresse da Aryna Sabalenka in merito al fatto di giocare con un bersaglio sulla schiena: “Aryna ha ragione, tutti vogliono batterci. E’ una sensazione strana ma allo stesso tempo sono felice di essere lì, il mio obiettivo, in ogni caso, è quello di giocare più partite possibili in meno tornei possibili, andando sempre fino in fondo, perchè se voglio cercare di rimanere competitivo nei prossimi anni e di allungare la carriera devo assolutamente gestire il mio corpo, e prendermi le pause giuste, per riposare e per lavorare”.
Un approccio, quindi, molto preciso e a lungo termine, magari prendendo spunto da quanto fatto dal serbo Novak Djokovic nella seconda parte della sua lunghissima carriera. In un tennis sempre più fisico, in cui i giocatori danno sempre più energia alla pallina, le scelte programmatiche ormai ricoprono un ruolo fondamentale.