Per l’estate 2025 il gruppo editoriale di Maurizio Belpietro ha deciso di portare sotto gli ombrelloni degli italiani non la ristampa di un grande serie di romanzi gialli, tantomeno un instant book sui temi del momento, ma di lanciare in edicola un misconosciuto romanzo degli anni Settanta che è un cult per l’estrema destra razzista di tutto il mondo. Da oggi, allegato a La Verità e Panorama, sarà possibile acquistare Il campo dei santi, romanzo del 1973 dello scrittore conservatore e tradizionalista Jean Raspail. Si tratta di un romanzo che racconta l’esodo dall’Asia all’Occidente di grande masse di diseredati che conquistano l’Europa. Letteralmente è il racconto della «grande invasione», così come viene propagandata con i toni apocalittici dalla destra globale.
Il romanzo, un long seller circolato per decenni solo all’interno dei cenacoli neofascisti e del suprematismo bianco, ha conosciuto una certa notorietà all’inizio della prima amministrazione di Donald Trump, quando a citarlo a più riprese era stato Steve Bannon. Il fondatore di Breitbart News, all’epoca considerato il deus ex machina della “bestia” trumpiana, sarebbe stato “ossessionato” dal romanzo di Raspail. In Italia fino a ieri chi voleva leggerlo poteva acquistarlo presso le Edizioni di Ar di Franco Freda, in buona compagnia con i grandi classici del nazismo e la più varia pubblicistica neofascista (gli intenditori possono pescare anche una raccolta di articoli dell’attuale direttore della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco). Oggi può comprarlo dal giornalaio, pubblicizzato con il grido «un capolavoro politicamente scorretto che ha previsto il fenomeno dell’immigrazione di massa».
Il voluminoso romanzo ha resistito all’oblio non tanto per le sue qualità letterarie, quanto per il suo argomento e chiarezza didattica con cui è trattato. Le masse di invasori non hanno volto né nome, sono rappresentate in modo tetro e animalesco, mosse da una necessità biologica e ineluttabile, non hanno rappresentanti né società: la deumanizzazione è la cifra della descrizione. Il campo dei santi però non è solo un campionario di razzismo, ma è soprattutto la denuncia delle illusioni dell’Occidente.
Nonostante a ogni pagina si facciano più chiare le intenzioni degli “invasori” in viaggio su navi stracariche di uomini e donne e bambini, in molti non vogliono vedere la realtà di quanto sta accadendo, illudendosi di potere accogliere con spirito umanitario e di fratellanza chi sopraggiunge. Tra questi si annoverano la chiesa e i suoi fedeli, i liberali ossequiosi del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, ovviamente i socialisti di ogni tendenza («L’uomo di colore scruta l’uomo bianco mentre questi discorre di umanità e di pace perpetua. Ne fiuta l’incapacità e l’assenza di volontà di difendersi»).
Quando poi l’esodo termina, per i “bianchi” l’amara scoperta: impreparati, saranno massacrati, torturati, violentati dall’orda, il cui arrivo è stato attentamente preparato dalla quinta colonna degli indigeni già residenti nel territorio metropolitano. L’orgia di violenza descritta è disturbante, barocca. Il campo dei santi è dunque un invito a organizzare la resistenza contro l’invasione, un appello ai popoli bianchi a intraprendere un lotta per la sopravvivenza, ad accantonare ogni universalismo per sposare le ragioni del realismo biologico. Un romanzo che vuole essere una profezia (il titolo è non a caso una citazione del Libro dell’Apocalisse). Confinato nei circuiti suprematisti e neonazisti, oggi Il campo dei santi è pronto a radicalizzare un elettorato bisognoso di essere rassicurato: se la destra al potere non ci farà vivere meglio, almeno ci assicurerà di essere padroni a casa nostra. A ogni costo.