Un esemplare maschio di circa 45 chili è stato ucciso in Alta Val Venosta tra l’11 e il 12 agosto. Plauso della Provincia di Bolzano mentre le associazioni animaliste sono sul piede di guerra
In Alto Adige è stato abbattuto, in modo legale, un lupo. L’esecuzione avviene dopo circa 50 anni dalla legge che ne aveva fissato la protezione. Si tratta del primo abbattimento nell’Unione europea dopo l’ok al declassamento dello status dell’animale a grande carnivoro. La notizia dell’uccisione, riporta Il Fatto Quotidiano, è stata data dal direttore della Ripartizione forestale della Provincia autonoma di Bolzano, Günther Unterthiner. Si tratta di un lupo maschio di circa 45 chilogrammi, abbattuto poco dopo la mezzanotte del 12 agosto a 2800 metri di altitudine. A fine luglio il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, aveva autorizzato l’uccisione di due esemplari nell’Alta Val Venosta, affidando il compito al Corpo forestale provinciale.
La battaglia legale
Sul tema sia Enpa che Lav e Lndc si erano rivolte al Tar chiedendo il blocco dei fucili dopo l’autorizzazione della Provincia autonoma. Ma un via libera dal Consiglio di Stato ha sbloccato la situazione, nonostante l’ok alla richiesta di sospensiva da parte dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale. In Alta Val Venosta questo anno sono stati registrati 31 attacchi di lupo agli animali al pascolo. L’anno scorso, nella stessa zona, erano stati 42. «Si tratta di una base per la regolamentazione dei lupi pericolosi, ovvero di un presupposto importante per la prosecuzione a lungo termine del tradizionale allevamento alpino», ha dichiarato il presidente Kompatscher.
«I lupi una minaccia per l’allevamento alpino»
«In Alto Adige il lupo è diventato sempre più una minaccia per il tradizionale allevamento alpino e, in alcuni casi, per la sicurezza pubblica», ha aggiunto a a sostegno del provvedimento Luis Walcher, assessore provinciale all’Agricoltura. Sull’abbattimento appena avvenuto l’associazione Io non ho paura del lupo ha dichiarato che non sono state rispettate le condizioni per l’uccisione, perché «le misure di prevenzione adottate nella zona sono risultate deboli, scarse e insufficienti: numerosi episodi di predazione si sono verificati fuori dai recinti, in assenza di cani da guardiana, evidenziando che la protezione del bestiame non era adeguata ed era ampiamente migliorabile».