di
Giuliana Ferraino
Un’altra giravolta della Casa Bianca, che usa i social media per comunicare e aumentare la pressione sugli interlocutori
Contrordine: non ci saranno dazi sull’oro. «Gold will not be tariffed!», ha scritto sul suo social Truth il presidente Donald Trump, riportando la calma sul mercato del bene rifugio per eccellenza. Venerdì scorso le quotazioni del metallo giallo erano volate sopra i 3.390 dollari l’oncia, quando l’Ufficio doganale e di protezione delle frontiere degli Stati Uniti aveva ipotizzato un dazio d’importazione per i lingotti da un chilo e da 100 once.
Una mossa che aveva spinto alcune banche centrali a sospendere le spedizioni negli Stati Uniti, oltre a dare un nuovo schiaffo alla Svizzera, leader della raffinazione dell’oro, con oltre 61,5 miliardi di dollari espor-tati negli ultimi 12 mesi verso gli Usa, già punita con dazi al 39%.
Un’altra giravolta della Casa Bianca, che usa i social media per comunicare e aumentare la pressione sugli interlocutori. Così ieri, prima di firmare l’Ordine esecutivo che proroga di 90 giorni la tregua con la Cina, in scadenza il 12 agosto, evitando l’entrata in vigore di tariffe fino all’80-85%, con un altro post il tycoon ha mandato un avvertimento a Pechino.
«La Cina è preoccupata dalla carenza di soia. Spero che rapidamente quadruplichino gli ordini. Questo è un modo per ridurre il deficit commerciale con gli Usa», ha scritto.
La partita commerciale con la Cina si intreccia con quella della Russia per la fine della guerra in Ucraina: Pechino, come l’India, è un acquirente del petrolio di Mosca e Trump vorrebbe una stretta. Per inviare un messaggio chiaro, la Casa Bianca ha imposto dazi del 50% su Nuova Delhi e non ha escluso di farlo con la Cina. «Stiamo valutando. Il caso della Cina è più complesso di quello dell’India», ha ammesso il vicepresidente JD Vance.
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12 agosto 2025
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