Lavorare con due campioni
Nei suoi tredici anni di esperienza in Mercedes da capo stratega del team anglo-tedesco, James Vowles è stato uno dei pochi ad aver lavorato con i due piloti che condividono il maggior numero di titoli iridati vinti: Michael Schumacher e Lewis Hamilton. Se il tedesco giunse a Brackley nel 2010 per la sua seconda e ultima parentesi in F1, conclusa nel 2012, il britannico vi arrivò proprio dopo Schumacher nel 2013, restandovi fino alla scorsa stagione.
La peculiarità di Schumacher
Vowles, attuale Team Principal della Williams, ha avuto dunque la possibilità di osservare da vicino le qualità di entrambi i piloti, descrivendo prima quelle di Schumacher in un’intervista a High Performance Podcast: “Michael sapeva esattamente come spremere ogni millisecondo da sé e da ogni altro membro del team. Dietro le quinte era completamente diverso rispetto a quando era sotto i riflettori e davanti alle telecamere. Aveva un genuino interesse per chi eri, per la tua famiglia, per ciò che ti spingeva a lavorare nel mondo della F1: conosceva ogni singolo membro del team. Non lo faceva perché voleva ottenere un vantaggio; era sinceramente interessato. Questo è Michael”.
Hamilton, che ‘staccatore’
Tuttavia, nel paragonare il talento dei due piloti, Vowles non ha alcun dubbio: “Michael non era il miglior pilota in macchina; Lewis sì. Cambiava ogni impostazione del volante che riusciva a raggiungere come una piovra – ha aggiunto, riferendosi poi a un episodio che impressionò particolarmente il britannico – durante una simulazione in Brasile, una volta gli ho detto di tenere la sesta marcia in salita. Nico (Rosberg, ndr) ha mantenuto la posizione. Lewis ha detto dopo due giri che non gli andava bene, e ha trovato un decimo in più. Ottimizza tutto, usando i dati come punto di partenza. Oltre a questo, ha anche una sensibilità al limite che nessun altro può eguagliare, e non ha problemi a cercare il limite. È per questo che spesso, all’inizio, andava lungo alla prima curva dopo il traguardo, ma ora ha la situazione sotto controllo. Era un perfezionista, ed era davvero forte in frenata; riusciva a massimizzare tutto in frenata”.