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Redazione online

Il naufragio 14 miglia al largo dell’isola siciliana: operazioni di soccorso difficoltose

Un naufragio è avvenuto questa mattina a largo di Lampedusa. Due imbarcazioni che trasportavano migranti si sono rovesciate e decine di persone hanno perso la vita.  Le operazioni di soccorso, molto complesse, sono ancora in corso. 

Il naufragio è avvenuto a circa 14 miglia a sud dell’isola. Sono già stati recuperati 20 cadaveri da alcune motovedette che successivamente hanno fatto rotta verso Lampedusa; tra i corpi riportati a terra anche quello di una neonata e di tre adolescenti (due ragazzi e una ragazza);  ci sarebbe inoltre un numero imprecisato di dispersi. Secondo Unhcr, l’agenzia Onu che si occupa di rifugiati, mancano all’appello tra le 12 e le 17 persone. Sulle due barche si trovavano in tutto un  centinaio di migranti.  I superstiti già sbarcati sono 60 (56 uomini e 4 donne). 



















































Un primo barcone già in evidente difficoltà, era stato avvistato da un elicottero della Guardia di Finanza poco dopo le 11 di questa mattina; sul posto sono state fatte convergere unità delle Fiamme Gialle e della Guardia Costiera; quando i soccorritori hanno raggiunto il punto indicato, hanno trovato una barca rovesciata e tutti i migranti in acqua. I superstiti a quel punto hanno riferito di una seconda barca a loro dire già affondata. 

Ancora da chiarire le cause del naufragio, avvenuto in acque internazionali. «D’estate le condizioni del mare consentono una navigazione sicura – ha dichiarato il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino – mentre d’inverno il mare è mosso e ci sono maggiori rischi che le barche possano ribaltarsi». 

I primi testimoni sbarcati al molo Favaloro di Lampedusa hanno raccontato che i due barconi erano partiti nella serata di martedì dalla costa di  Tripoli, in Libia (molto probabilmente da Zawiya); uno di essi ha cominciato a imbarcare acqua durante la navigazione e successivamente si sarebbe ribaltato. Le persone finite in acqua hanno tentato di risalire sull’altra imbarcazione ma anche quest’ultima si sarebbe rovesciata.   

Secondo Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, dall’inizio dell’anno 675 persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale. 

Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, nel dirsi addolorato per la sciagura ha riaffermato «la necessità di prevenire, fin dai territori di partenza, pericolosi viaggi in mare e di combattere senza tregua il traffico di esseri umani». Nicola Fratoianni (Avs) ha invece addossato la responsabilità dei morti al governo, colpevole di ostacolare i soccorsi in mare. 

notizia in aggiornamento 

13 agosto 2025 ( modifica il 13 agosto 2025 | 16:47)