Sofferenza. È questa la parola che meglio descrive la condizione attuale della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, visitata ieri mattina dal garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, accompagnato da due componenti dell’Osservatorio regionale campano.
APPROFONDIMENTI
Danneggia rete ed entra in zona vietata del carcere di Santa Maria Capua Vetere: fermato
La visita ha restituito l’immagine di un carcere al collasso: 1.044 detenuti stipati in una struttura pensata per 826 posti regolamentari, che si riducono a circa 700 effettivi a causa dell’inagibilità di due intere sezioni. I lavori promessi dal 2022 non sono mai stati avviati, aggravando una situazione già fuori controllo, resa ancor più insostenibile dal caldo torrido di questi giorni e dalla cronica carenza di personale. Gli educatori e gli agenti della polizia penitenziaria sono in sotto organico, mentre i detenuti denunciano una quasi totale assenza dell’assistenza sanitaria. Per l’intero istituto opera un solo psichiatra, con un impegno di appena 12 ore settimanali: un dato allarmante, specie in un contesto in cui convivono 300 detenuti tossicodipendenti, 70 dei quali sottoposti a terapia farmacologica. A destare particolare preoccupazione è stato il reparto Danubio, dove – ha sottolineato il garante – si registra una pericolosa promiscuità tra detenuti in isolamento disciplinare, in custodia cautelare e in regime ordinario. In almeno dieci celle “singole” sono ammassati tre detenuti ciascuna, con uno spazio vitale ben al di sotto dei minimi previsti per legge. Fuori dalle finestre si ammucchiano cumuli di spazzatura, che contribuiscono a rendere l’aria irrespirabile, in un clima già saturo di disagio e tensione. Le criticità non si fermano qui. Nell’articolazione per la tutela della salute mentale, che al momento ospita 17 detenuti, le celle sono perennemente bagnate a causa delle infiltrazioni d’acqua dal soffitto, a testimonianza di un degrado strutturale che mina la dignità stessa della detenzione.
Controlli antidroga in carcere: il sequestro grazie al fiuto del cane “Tyson”
Eppure emergono segnali di resistenza culturale. Ciambriello ha voluto incontrare i due detenuti responsabili della biblioteca interna: da gennaio ad oggi, sono stati richiesti 1.292 libri, una cifra che racconta di menti ancora vive e desiderose di evadere, almeno con la lettura, da una realtà oppressiva. «Occorrono interventi urgenti e concreti, non visite simboliche – ha dichiarato il garante –. Questo carcere è una delle realtà più critiche della Campania».