di
Floriana Rullo
La polemica in un’intervista rilasciata al portale online del Club alpino italiano «Lo scarpone» che ha sede a Torino, sul Monte dei Cappuccini
«Ha mostrato delle foto di vetta non sue e taroccate. Confortola quelle cime non le ha mai raggiunte». La guerra dell’alpinismo hymalayano va in scena lontano dalle cime innevate, a colpi di affondi. A scagliarsi contro Marco Confortola, alpinista della Valtellina è il collega Simone Moro, alpinista bergamasco, 57anni, uno degli scalatori italiani più conosciuti al mondo (ha salito quattro Ottomila nella stagione invernale). Lo fa attraverso un’intervista rilasciata al portale online del Club alpino italiano «’Lo scarpone» che ha sede a Torino, sul Monte dei Cappuccini.
«Vette mai raggiunte»
Secondo quest’ultimo l’alpinista della Valfurva, in provincia di Sondrio, reduce dalla scalata del Gasherbrum I che rivendica a gran voce di essere salito senza l’ausilio di ossigeno su tutte e 14 le vette delle montagne che superano gli 8.000 metri, e soprattutto di essere uno dei soli 50 al mondo ad esserci riuscito, in realtà non le avrebbe mai raggiunte raccontando invece tante bugie.
«Obbligo di verità»
«Quello che stiamo portando avanti non è un trattamento contro Confortola, ma a favore della verità e degli obblighi e doveri di un alpinista: se vai nelle scuole, se vuoi fare il formatore, vuol dire che sei un simbolo di onestà, del senso civico e dei valori. E nei valori c’è anche quello della verità e di saper provare la tua verità» spiega Moro nell’intervista rilasciata al portale «Lo scarpone».
Il Nepal
Poi aggiunge: «Sono stato 121 volte in Nepal, da quasi 35 anni vado lì e posso dire che non si muove foglia nel mondo di quelle scalate senza che non lo venga a sapere e come me moltissime altre persone. Oggi è impossibile nascondere qualcosa. Ho raccolto e mostrato molte versioni di persone diverse che dicono e scrivono nero su bianco che Confortola queste vette non le ha salite. Allora abbiamo chiesto pubblicamente: mi dimostri per piacere che tu queste vette le hai salite? Mi fai vedere le foto di vetta? E già a questa domanda arriva la risposta: tante delle foto di vetta non sono le sue e sono taroccate senza timore di smentita visto che sono state fatte vedere ai veri autori e pure fatte analizzare da esperti grafici e fotografi». Tra le cime contestate ci sono il Makalu, il Kangchenjunga, l’Annapurna e ancora il Nanga Parbat e il Dhaulagiri.
«Solo invidia»
«Solo invidia», ribatte Marco Confortola, classe 1971, che il 20 luglio scorso ha annunciato il raggiungimento della vetta del Gasherbrum I, completando così la collezione dei 14 Ottomila. Nel 2009 sopravvisse ad un bivacco notturno sul K2 a causa del crollo di un seracco (morirono 11 alpinisti), riportando amputazioni alle dita dei piedi. Confortola replica quindi alle polemiche parlando «di invidia. Il vero problema è il mal di pancia che si ha sempre: io non metto in dubbio quello che fanno gli altri – dice l’alpinista -. Mi dispiace perché tutte le volte c’è sempre una questione, non parliamo mai di cose importanti, di cose belle, ma dobbiamo soffermarci sempre sulle polemiche. Perché non parliamo della scuola in Nepal o dell’intervento di soccorso al Dhaulagiri dove ne abbiamo salvati sette? Nella società oggi e anche nel mondo dell’alpinismo, quante polemiche».
Impresa dedicata alla moglie
Eppure Confortola assicura di avere certificati a provare le ascese. «Sull’Annapurna è la mia parola contro quella di Silvio Mondinelli. Lui scendeva e io salivo- dice ancora -. Sul Kangchenjunga ho avuto un edema corneale: lì c’è un orologio, ma nemmeno l’orologio non va bene. Fate quello che volete, io ero in cima, poi fate quello che volete. Sul Nanga sono tre anni che continuano a martellare ma c’è il certificato di vetta». Del resto Quella del Gasherbrum, dice Confortola, è stata «forse la più bella ascesa di sempre, sono riuscito a viverla alla grandissima. Sapevo che arrivando in cima avrei chiuso un cerchio. Ed è stata bella perché sono arrivato in vetta accompagnato da gente di spessore, gli sherpa. Arrivato in cima ho pianto. So io tutti i sacrifici che ho fatto, tutte le sofferenze che ho passato». Confortola dedica l’impresa degli 8000 a «mia moglie e a tutte quelle persone, amici, sponsor e tifosi, che hanno contribuito a far sì che riuscissi nell’impresa. Ne sono orgoglioso». Sulle polemiche invece «vedranno i miei avvocati che fare, io mi godo il momento».
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13 agosto 2025 ( modifica il 13 agosto 2025 | 17:20)
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