“Bisogna risolvere la crisi umanitaria. Non si può continuare così. Conosciamo la violenza del terrorismo e rispettiamo i tanti che sono morti ed anche gli ostaggi, c’è bisogno che vengano liberati, ma bisogna anche pensare ai tanti che stanno morendo di fame”. E’ l’appello di Papa Leone per affrontare la difficile situazione nella Striscia dove ora c’è anche la preoccupazione per l’annunciato piano di occupazione. Il Papa ha parlato con i giornalisti a Castel Gandolfo dove è arrivato per una settimana di riposo. Guardando all’Ucraina, sul vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin ha commentato: “Mi auguro che cessi la violenza e che si mettano d’accordo”.
Nella parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza si avverte una grande stanchezza per la guerra. Nel compound, dove vivono circa cinquecento persone, scorre una vita quotidiana sempre più complicata non solo per la situazione difficile ma anche per la paura di quello che potrà accadere con l’annunciato piano di allontanamento degli abitanti. Dopo l’attacco di metà luglio, anche se le autorità israeliane hanno parlato di “errore”, è sempre più chiaro che non c’è nessuna zona franca nella Striscia. Anche questa mattina colonne di fumo si sono elevate proprio a ridosso delle mura della chiesa. “Stiamo bene”, ha rassicurato il parroco Gabriel Romanelli.
Il missionario argentino, che nella sua chiesa a Gaza riceveva ogni pomeriggio la telefonata di Papa Francesco, mantiene un filo diretto con il mondo attraverso dei video nei quali mescola catechesi e vita quotidiana. La faccia appare sempre più stanca, complice anche il fatto che gli aiuti attesi ancora non sono entrati, che ogni giorno c’è da apparecchiare la tavola per tante persone, tra le quali molti bambini. E ora ci si è messo anche “un caldo terribile, quarantotto gradi”, dice non rinunciando comunque alla sua talare nera.
Più volte, dal 7 ottobre, in parrocchia sembra sia arrivato il “suggerimento” dell’Idf a lasciare quel luogo, che si trova proprio dentro una “zona rossa”. Ma anche dopo l’attacco del 17 luglio, padre Romanelli, alle persone più vicine aveva ripetuto: “Siamo scioccati, terrorizzati, preoccupati. Ma questa è casa nostra e non ce ne andiamo via”. Oltre al fatto che la Sacra Famiglia è l’unica parrocchia cattolica di tutta la Striscia, ci sono anche enormi problemi logistici per una eventuale evacuazione. Le suore di Madre Teresa assistono alcuni decine di disabili gravi. A loro si sono aggiunti anziani che non hanno più accesso alle cure ospedaliere e sono di fatto allettati dentro la stessa parrocchia. Si tratterebbe di alcune decine di persone di fatto intrasportabili se non con ambulanze. E’ per questo che il parroco, riferiscono persone a lui molto vicine, non ha mai preso in considerazione alcun spostamento.
Intanto si apre un nuovo fronte che potrebbe aggravare la precaria situazione di Gaza. Entro il 9 settembre, le ong che operano a Gaza e in Israele – è l’allarme di Caritas – “potrebbero chiudere i battenti in base a una nuova legge israeliana che richiede dati sensibili sul personale palestinese”.
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