È morto lo scrittore egiziano Sonallah Ibrahim, uno dei più importanti rappresentanti della letteratura araba contemporanea: aveva 88 anni. Lo ha fatto sapere il ministero egiziano della Cultura dicendo che era malato da tempo.

Nato nel 1937 al Cairo, negli anni Cinquanta lasciò l’università per dedicarsi alla lotta politica con il Partito Comunista Egiziano. Arrestato nel gennaio del 1959 insieme a tanti altri militanti di sinistra sotto il regime di Gamal Abdel Nasser, venne liberato solo nel 1964. Il periodo di reclusione fu fondamentale nella sua decisione di fare lo scrittore. Il suo primo romanzo, Tilka l-râ’iha (Quell’odore, edito in Italia da De Martinis) e pubblicato nel 1966, fu censurato dal governo, ma lo rese famoso in tutto il mondo come principale esponente dell’avanguardia letteraria egiziana degli anni Sessanta. Da allora Sonallah Ibrahim ha pubblicato altri undici romanzi, di cui solo alcuni sono stati tradotti in italiano: Al-Lajna del 1981, Dhât del 1992 e Warda del 2000, tra gli altri.

La sua opera più famosa, Dhât, racconta l’Egitto contemporaneo dalla caduta della monarchia nel 1952 agli anni del presidente Hosni Mubarak attraverso gli occhi di una donna della classe media. Grazie a questo libro Sonallah Ibrahim divenne uno dei simboli per i giovani egiziani che parteciparono alla “Primavera araba”, l’insieme delle rivolte iniziate nel 2011 in diversi paesi del Nord Africa e del Medio Oriente che portarono alla destituzione di regimi autoritari al potere da decenni, compreso quello di Mubarak.

Nel 2003 Sonallah Ibrahim si rifiutò di ritirare il Premio Cairo per il miglior romanzo, consegnato dal ministero egiziano della Cultura, denunciando un governo che «opprime il suo popolo, alimenta la corruzione e tollera la presenza di un ambasciatore israeliano mentre Israele uccide e stupra», facendo riferimento agli abusi commessi nei territori palestinesi durante la Seconda Intifada.