Che succede, in un mondo in cui pressoché ciascun drago è classificato come «estremamente pericoloso, da uccidere a vista», se un ragazzo – Hiccup, figlio del capovillaggio di una tribù di vichinghi stabilitasi su un’isola di nome Berk – non obbedisce agli ordini, rifiuta la tradizionale visione impostagli dalla socializzazione primaria e, per farla breve, trova un drago e non lo uccide? «Non l’ho ucciso perché sembrava spaventato quanto me. L’ho guardato e ho visto me stesso», spiega Hiccup, in un momento chiave del nuovo Dragon Trainer, il live action prodotto dalla DreamWorks e diretto dal canadese Dean DeBlois – già regista di Dragon Trainer nel 2010, primo di tre lungometraggi di una franchise che oltre a lui comprende Dragon Trainer 2(2014) e Dragon Trainer – Il mondo nascosto (2019), cinque cortometraggi e la serie tv Dragons, prodotta dal 2012 al 2018 in sei stagioni. E che succede se quel drago “risparmiato” da Hiccup è in realtà il tipo di drago più pericoloso che esista, una temibile “Furia Buia”, descritta dai vichinghi come «la progenie diabolica nata dall’unione del fulmine e della morte», dalle ali somiglianti a quelle di un pipistrello, i denti retrattili – tanto che si soprannominerà affettuosamente Sdentato – ma in fin dei conti il temperamento affettuoso e protettivo di un gatto?

Com’è Dragon Trainer?

Il punto di partenza di Dragon Trainer è sempre lo stesso: la serie di dodici libri per ragazzi dal titolo How to Train Your Dragon (edita in Italia come Le eroiche disavventure di Topicco Terribilis Totanus III), della scrittrice londinese Cressida Cowell, a partire dal 2003. Prima di studiare inglese a Oxforde illustrazione alle Università di St Martin’s e Brighton, da bambina trascorreva le vacanze estive con la sua famiglia su un’isola dell’arcipelago scozzese delle Ebridi Interne, priva di strade, corrente elettrica o contatto col mondo esterno, che lei chiama “l’isola segreta”, siccome «una volta che le dai un nome, diventa meno emozionante», raccontò in un’intervista alla BBC. Certo, c’è la CGI, ma le riprese di Dragon Trainer sono per la maggior parte state girate a Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord, come nel Tollymore Forest Park i cui seicentotrenta ettari già avevano ospitato il falò di Jon Snow e Tyrion Lannister in Game of Thrones. L’isola di Berk in Dragon Trainer – dove «nevica per nove mesi all’anno e negli altri tre grandina» e dove Stoick l’Immenso, il padre di Hiccup, è il maschio alfa della tribù, di cui «dicono che quando era in fasce ha staccato di netto la testa a un drago» – corrisponde poi all’isola disabitata di Tindhólmur, la più grande delle Fær Øer e colonizzata solo da pulcinelle di mare.

dragon trainer 2025 filmpinterest

Universal

Non è ovviamente un caso che Sdentato, come detto, somigli caratterialmente a un gatto: «Nel film, è un drago Furia Buia grande e spaventoso, ma ha un lato dolce e gentile», ha spiegato Cressida Cowell. «Sono sempre stata affascinata dai draghi, come del resto i vichinghi, che li credevano creature magiche perché possono vivere in tutti gli elementi: la terra, l’aria, il fuoco e l’acqua». E ancora: «I libri su Hiccup sono in realtà dei fantasyche fingono di essere libri storici. Volevo scrivere la storia di un ragazzo che faticasse a integrarsi coi suoi coetanei ed essere all’altezza del padre. Alcuni lo ritengono debole, in realtà è esattamente l’opposto, è molto forte nel resistere alla pressione della conformazione. Quanto ai draghi, mi sono divertita un mondo a pensarli e realizzarli. Mi sono chiesta se esistessero davvero».

Perché vedere il live action di Dragon Trainer

A più di qualcuno, Dragon Trainer è piaciuto. Se il Guardian scrive: «DreamWorks non è riuscita a replicare il successo del modello di remake live-action della Disney», riferendosi ad esempio ad Alice nel Paese delle Meraviglie, diretto nel 2010 da Tim Burton, Brandon Yu sul New York Times ammette come il remake sia «rigorosamente fedele all’originale» e «gran parte del pregio deriva dal fatto che DeBlois ha imitato quasi religiosamente la sua creazione originale senza troppa audacia». Lo schema è collaudato: si sa già come inizia, come finisce la storia e quanto accade nel mezzo. Non che sia per forza un qualcosa di negativo: «Per i fedeli a un franchise di successo, è forse il modo migliore di farlo». Il primo live action della DreamWorks rischia poco, eppure è stato il quinto film per incassi al box office nel weekend del 18 luglio 2025 (oltre centosettantunomila euro, dietro solo Superman di James Gunn, Jurassic World, So cosa hai fatto e F1 – Il film), mentre ha già superato gli otto milioni e seicentomila euro di incassi e il milione di presenze, nonostante sia uscito in Italia è uscito lo scorso 13 giugno. Le differenze con l’omonimo film del 2010 sono poche – questo Dragon Trainer è lungo 125’, dunque una mezz’oretta in più –, ma restano quasi tutti i doppiatori del cartone, il cast include Mason Thames (Hiccup Horrendous Haddock III), Nico Parker (Astrid Hofferson) e Gerard Butler (Stoick l’Immenso) e resta soprattutto attuale la riflessione di fondo sul funzionamento dell’ascensore sociale, della sfida allo status quo servendosi del pensiero critico, del superamento dei pregiudizi e del tentativo di invertire la narrazione che vede «la guerra dei nostri genitori diventerà la nostra», quando dopotutto i “nemici” «forse non sono cattivi come crediamo».

Headshot of Matteo Albanese

Classe 1997, genovese e genoano (pure non in quest’ordine), ha studiato a Savona spaziando tra il giornalismo e la SEO. Collabora dal 2018 con Esquire Italia, di cui dal 2022 è Digital Content Editor e dal 2024 è Digital Brand Officer. Ha scritto tra gli altri per La Gazzetta dello Sport, Rivista Undici, PianetaGenoa1893 e Cronache di Spogliatoio. Nel 2018 ha pubblicato ‘Narrami, o Dellas‘, un libro sulla Grecia vincitrice dell’Europeo 2004. Fin qui solo calcio, ma c’è tanto altro: playlist di musica elettronica, biografie, una genuina ossessione per l’IKEA e le storie scandinave.