Negli ultimi anni, in particolare con la pandemia Covid-19, è emersa la necessità di puntare a una implementazione della sanità di prossimità. In questa rivoluzione del sistema sanitario nazionale in chiave territoriale, le farmacie, in qualità di presidi capillarmente diffusi su tutto il territorio nazionale, hanno acquisito un ruolo crescente – soprattutto con l’avvio della sperimentazione della farmacia dei servizi – poi riconosciuto anche dal DM77 del 2022. In questo contesto, ancora maggiore è la centralità delle farmacie rurali, circa 7.200 nel nostro Paese. Di queste, 4.400 sono le farmacie rurali sussidiate, presenti cioè in centri con meno di 3mila abitanti, fondamentali per l’accesso alle cure.

Ma qual è lo stato di implementazione della farmacia dei servizi in questi presidi? Quali le opportunità offerte dal nuovo bando PNRR? E quali ancora gli ambiti della nuova convenzione farmaceutica che interessano le farmacie rurali? A fornire una dettagliata risposta a questi e altri quesiti il presidente Sunifar, il dottor Gianni Petrosillo.

Lo stato dell’arte

«Quando si è cominciato a parlare di farmacia dei servizi c’è stata una prima reazione – tutt’altro che positiva – da parte delle piccole farmacie e questo per almeno due ragioni: da una parte esisteva un’impreparazione di carattere culturale e di tipo formativo, dal momento che sino ad allora la formazione era diretta soltanto al farmaco, problema questo poi superato. Dall’altra, una preoccupazione per le ripercussioni che questa trasformazione avrebbe avuto da un punto di vista economico» ha spiegato il presidente Petrosillo.

Trasformare la farmacia in farmacia dei servizi richiede infatti una serie di investimenti: trovare spazi, ampliare l’arredamento, munirsi di costosi dispositivi, costi questi che nel caso delle piccole farmacie, con bacini di utenza ridotti, hanno scarse possibilità di generare un ritorno economico.

Gli interventi

Per questa ragione, si è pensato di fornire dei sostegni economici ai presidi rurali, come quello del nuovo bando PNRR. «Grazie a questi interventi si è raggiunto un buon livello di diffusione della farmacia dei servizi anche nei presidi rurali. Un sondaggio recente ha rivelato che circa il 60-70% delle piccole farmacie effettua vaccinazioni, offre servizi di telemedicina e analisi. Un livello, questo, in continua crescita».

Il nuovo bando PNRR

«Lo Stato ha investito sul potenziamento di questi presidi, con risorse a valere dalla Missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destinate ad interventi di coesione territoriale – ha ricordato il Presidente Sunifar, per quindi proseguire -. Il nuovo bando PNRR, che destina 81,5 milioni di euro, rappresenta un secondo intervento rispetto a quello del 2021. Dal momento che non tutte le risorse stanziate erano state utilizzate, anche perché il primo bando era riservato esclusivamente alle farmacie rurali sussidiate, oltretutto con una differenza tra aree interne e aree non interne, è stato aperto il nuovo bando includendo tutte le farmacie rurali, ubicate in centri fino a 5mila abitanti, siano esse di aree interne o non».

Oltre alle farmacie non sussidiate, potranno, quindi, partecipare anche le farmacie rurali sussidiate che non avevano preso parte alla prima edizione del finanziamento e anche quelle che hanno già partecipato, ma a due condizioni: purché non richiedano contributi per ambiti per cui hanno già ricevuto il finanziamento e rispettino il limite massimo finanziabile di euro 44.260 come somma dei contributi di entrambi i bandi. Obiettivo del finanziamento è supportare l’adeguamento delle piccole farmacie per consentire loro l’erogazione dei servizi: dalla creazione di aree all’interno della farmacia, all’acquisto di attrezzature, dai dispositivi di telemedicina alle analisi, all’automazione dei magazzini… senza dimenticare misure in favore del monitoraggio dei pazienti, cronici e a domicilio.

Digitalizzazione e aree interne

Da un’analisi condotta nel 2022 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), avente a oggetto l’accesso alla sanità digitale in Europa, è emerso che ad accedere maggiormente ai servizi digitali sono le persone con un buon livello di istruzione, un alto reddito, che vivono in città. Ne consegue che coloro che ne avrebbero più bisogno – malati, anziani, persone che abitano in zone remote e rurali e che sono economicamente svantaggiate – rappresentano le fasce di popolazione maggiormente escluse da questi processi. Una realtà questa ancor più vera per l’Italia, in cui il 70% dei Comuni ha meno di 5mila abitanti e il 65% si trova in aree rurali.

La telemedicina in farmacia

La telemedicina in farmacia potrebbe rappresentare quindi per queste realtà un punto di svolta essenziale. Stando a dati recenti, oltre la metà delle farmacie dei servizi offre oggi servizi di telemedicina, con oltre 900 mila prestazioni erogate nel 2024 e una tendenza in progressiva crescita.

«La rete delle oltre 20 mila farmacie italiane ha sperimentato nel tempo un processo di crescente digitalizzazione, tale che ormai quasi tutte le strutture sono collegate tra loro e dispongono di una rete informatica interna – ha ricordato Petrosillo -. In questo senso, un grosso passo avanti è stato fatto con la dematerializzazione delle prescrizioni e dei processi di rendicontazione che le farmacie fanno nei confronti dei sistemi sanitari regionali. Se esistono ancora delle difficoltà in termini di digitalizzazione dei presidi, le stesse sono relative alla connessione, più critica in determinate aree, soprattutto quelle montane. È ormai impossibile lavorare in assenza di connessione: ogni farmacia, ad esempio, gestisce rapporti informatici con il proprio distributore che gli consegna i farmaci. Non si usa più il telefono per fare gli ordinativi come una volta…».

La crescente richiesta dei cittadini

«A livello nazionale, ad oggi, le farmacie che erogano servizi sono comprese tra il 70 e l’80%.  Tuttavia, per quanto questo presidio sia essenziale ovunque, questo è ancor più vero nelle realtà marginali in cui è emersa – da studi e sondaggi effettuati – una richiesta crescente proprio da parte dei cittadini». Per chi abita nei piccoli centri, la farmacia dei servizi rappresenta un punto di riferimento importante, consentendo di trovare crescenti risposte di salute in aree in cui sono assenti ambulatori, ospedali e altri servizi. Si tratta di una rivoluzione indubbiamente positiva per il cittadino, ma anche per il SSN nel suo complesso, che permette di snellire procedure e abbattere le liste di attesa. Il SSN ha bisogno delle farmacie per essere supportato laddove non riesce ad arrivare. «Proprio per questo ci siamo noi a fare l’ultimo miglio» ha concluso Petrosillo.

Che cosa cambia con la nuova convenzione?

A marzo è infine arrivata la nuova convenzione farmaceutica. Cosa riguarda e come impatta sulle farmacie rurali? «La nuova convenzione era attesissima, basti pensare che l’ultima era quella del 1998 quando non c’era ancora stata la dematerializzazione delle prescrizioni piuttosto che la legge sulla distribuzione dei farmaci per conto ASL (la DPC)» ha sottolineato il presidente Sunifar, per quindi proseguire: «Per quanto riguarda le piccole farmacie, è stato poi introdotto un metodo di calcolo dell’indennità di residenza: si tratta di una indennità che va a vantaggio delle piccole farmacie con l’obiettivo di garantire uniformità a livello nazionale. Difatti, le indennità di residenza erano ferme al 1968 e, in assenza di una norma aggiornata, ogni regione era andata avanti per conto proprio generando forti difformità a livello nazionale.  È stato altresì creato un fondo di solidarietà in favore di piccolissime farmacie. Lo stesso verrà gestito a livello regionale tra i rappresentanti regionali e i rappresentanti sindacali per supportare le piccolissime farmacie anche per l’erogazione dei servizi».

La nuova convenzione rappresenta dunque un aggiornamento e un punto di svolta molto importante. «Per quanto concerne l’adeguamento delle procedure si parla anche di digitalizzazione della rendicontazione dei corrispettivi che vengono riconosciuti alle farmacie per l’erogazione dei farmaci e servizi in regime convenzionato (la digitalizzazione della Distinta Contabile Riepilogativa) e vengono regolamentati i controlli sulle prescrizioni dematerializzate, visto che in assenza di convenzione, in questi anni i processi di dematerializzazione sono stati regolati in vario modo a livello regionale perdendo così l’uniformità nazionale.Nella convenzione sono entrati anche i servizi così che nel giro di pochi anni anche tutte le farmacie rurali dovrebbero adeguarsi diventando farmacie dei servizi».

In tal senso il Presidente Petrosillo ha ricordato che questa trasformazione è un processo spontaneo iniziato con qualche pioniere già dall’introduzione della norma del 2009 e dei decreti attuativi del 2010, anche se il cambio di passo vero e proprio si è avuto con l’avvio della sperimentazione della farmacia dei servizi.