Non sono soltanto i responsabili delle pagine culturali del New York Times a pensare che le recensioni di libri abbiano fatto il loro tempo e che se proprio si deve parlare di romanzi o di saggi, bisogna escogitare sistemi più congeniali alla nostra epoca distratta: brevi video, podcast e comunque «storie» (arriverà il tempo in cui finalmente si dirà che, sì, gli umani amano le narrazioni, ma forse non tutto si può ridurre a storytelling?). A conferma che il quotidiano newyorchese è stato semplicemente un apripista, venerdì scorso Dan Kennedy, docente alla Scuola di giornalismo alla Northeastern University, ha pubblicato nel suo ottimo blog Media Nation il messaggio inviato da Anthony McCartney, global entertainment and lifestyle editor della Associated Press, ai recensori di libri che collaborano (o meglio, collaboravano) con la gloriosa agenzia di stampa, fondata ormai quasi due secoli fa, nel 1846.
VALE LA PENA riportarne almeno la parte iniziale: «Cari recensori di libri della Ap – scrive McCartney – vi scrivo per comunicarvi che a partire dal primo settembre la Ap smetterà di pubblicare le sue recensioni settimanali di libri. Si è trattato di una decisione difficile, presa tuttavia dopo una analisi approfondita delle proposte di Ap e di ciò che viene letto di più sul nostro sito web e sulle app mobili, nonché di ciò che i clienti utilizzano. Purtroppo, il pubblico delle recensioni dei libri è relativamente basso e noi non siamo più in grado di sostenere il tempo necessario per pianificare, coordinare, scrivere e rivedere le recensioni. Ap continuerà a seguire le uscite di libri come storie, ma al momento queste saranno gestite esclusivamente da persone interne alla redazione».
SEGUONO i ringraziamenti di prammatica, con menzioni speciali per «Carolyn, che ha coordinato le recensioni e si è assicurata che i titoli più importanti venissero trattati, e Mark, che si è occupato dell’editing e si è adoperato nel modo migliore per far apparire le recensioni nei risultati di ricerca e ottenere il maggior numero possibile di lettori» (non osiamo pensare a come sta Mark in questo momento); poi le rassicurazioni sulla rapidità dei pagamenti ancora in corso; e infine gli asciutti auguri per all the best.
Speriamo di sbagliarci, pensando che la lista dei mezzi di informazione costretti con grande rammarico a congedare gli ormai obsoleti critici sia destinata ad allungarsi rapidamente, ma l’impressione è che il pubblico dei lettori si stia frammentando – ammesso sia mai stato davvero coeso – in una quantità di comunità più o meno grandi, e scarsamente comunicanti fra loro. Se questo avvenga per una evoluzione naturale (non è forse vero che tout passe, tout casse, tout se remplace?) o se l’industria editoriale stia spingendo vigorosamente in questa direzione, è difficile per il momento capire. Certo è che attualmente i lettori di (libri meritevoli di) critiche argomentate occupano una nicchia fra le meno capienti.
Express va in vacanza. Arrivederci a settembre.