Salute mentale, teoria e pratica. Nel nuovo piano sociosanitario regionale, di prossima approvazione, a questo tema è dedicato un capitolo ad hoc: la dimostrazione di una attenzione crescente, di per sé meritevole, in linea con l’aumento della domanda. Nel presente, le associazioni piemontesi attive nel settore della salute mentale e della promozione della salute segnalano al difensore civico che, nonostante una delibera del Consiglio regionale, da quasi otto anni non possono accedere liberamente alle strutture per controllare la gestione e le cure somministrate. Una contraddizione in termini, che a quanto pare si perpetua e che la Regione dovrebbe risolvere: sciogliere i vecchi nodi è il primo passo per guardare oltre.

La legge regionale del 2018

Come fanno presente le associazioni nella lettera al difensore civico, nel 2018 il Consiglio regionale approvò la legge n.4: stabilisce che i rappresentanti delle Associazioni di tutela di familiari e pazienti degli ospiti delle strutture psichiatriche territoriali possono accedere «in modo libero e senza necessitare di alcuna autorizzazione o avviso». L’unico requisito di legittimazione all’accesso era l’iscrizione ad un istituendo, all’epoca, Albo regionale delle Associazioni interessate “sulla scorta di criteri e modalità da individuare con delibera dalla Giunta regionale nel termine di sessanta giorni dalla pubblicazione della legge”. Dopo oltre 3 anni, la giunta regionale approvò la Riforma del sistema della residenzialità psichiatrica in Piemonte disponendo, tra le altre azioni, la creazione dell’elenco delle associazioni di utenti e familiari.

Il diritto di accesso ribadito

Salvo ribadire, di nuovo, che «i rappresentanti delle associazioni di tutela di familiari e utenti hanno diritto di accedere alle strutture psichiatriche residenziali, liberamente e senza necessità di autorizzazione o avviso». Quanto ai requisiti, «devono essere costituite da almeno 10 anni e con almeno una sede aperta al pubblico sul territorio piemontese». Ribadita la costituzione dell’elenco, «individuato con determinazione della Direzione Sanità, entro 180 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento».

Il nuovo regolamento 2024

E siamo al 2024. L’anno scorso l’approvazione del Regolamento per l’accesso delle associazioni presso le strutture residenziali psichiatriche e l’elenco di quelle ammesse: prevista la nomina di massimo due persone incaricate per ogni associazione e la programmazione di un corso di formazione a cui le due persone dovranno partecipare. Insomma: sparito il “liberamente” contenuto nelle precedenti versioni.

Restrizioni nelle modalità di accesso

In aggiunta, si precisa che le persone incaricate delle visite devono «rispettare tutte le indicazioni fornite dal personale delle strutture in merito alle modalità di accesso e allo svolgimento della propria attività, compresi i giorni e gli orari di visita indicati nella carta dei servizi»; «saranno organizzati gruppi di lavoro misti (Familiari, Utenti, Operatori soci delle Associazioni aventi diritto e da esse incaricati) e formulato il cronoprogramma delle visite per la realizzazione della attività di valutazione qualitativa delle strutture».

Associazioni escluse dalla formazione

Dal 20 settembre 2024, data della creazione dell’Albo, le nove associazioni aventi titolo «non sono state coinvolte in alcuna attività di formazione, né sono state contattate dal Coordinamento Regionale Area Salute Mentale, preposto all’organizzazione delle attività», segnalano al difensore civico: «È necessario che la Regione renda la norma al più presto attuativa e più snella considerato che il Regolamento che disciplina l’accesso alle strutture appare alquanto restrittivo nei confronti dei soggetti a cui consente l’accesso e quindi non in linea con quanto previsto dalla legge del 2018». Segue richiesta di intervento.

Numeri in crescita e strutture in affanno

Un problema che, come si premetteva, si inserisce in un ambito delicato, a fronte di crescenti bisogni. Non a caso, la Regione ha appena costituito un settore dedicato e con personale proprio, mai accaduto prima: è in corso la ricerca del dirigente che lo guiderà. L’assessore alla Sanità, Federico Riboldi, ha annunciato la volontà di un maggiore impiego degli psicologi, negli ospedali e nelle scuole, per intercettare precocemente tutti i casi possibili. 850 mila persone convivono con situazioni di disagio psicologico, 73.899 sono in carico ai Dipartimenti di salute mentale. Il Piemonte compare tra le regioni con più sofferenza psichica. Oltre 62 mila accessi al Pronto soccorso in un anno per problemi psichiatrici: più di 724 mila prestazioni dai servizi territoriali.

Verso un nuovo modello di cura

«Il sistema di salute mentale piemontese si trova oggi ad affrontare sfide significative, legate da un lato all’invecchiamento della popolazione assistita, dall’altro all’emergere di nuovi bisogni legati alle fasi precoci del disagio e alle condizioni psichiatriche in età giovanile – si premette nel piano sociosanitario –. È prioritario riorientare l’offerta, favorendo una presa in carico precoce e la promozione di interventi preventivi». Come? «La riorganizzazione del sistema dovrà orientarsi verso modelli a bassa intensità assistenziale, e sostenere lo sviluppo di percorsi abitativi». Istituita la Consulta per la Salute Mentale per monitorare i bisogni del territorio. Estesi, compatibilmente con le risorse disponibili, gli orari di apertura dei servizi. E magari permettere i controlli nelle strutture.