L’episodio si è verificato nella serata di martedì 12 agosto, intorno alle 19.30, quando a sorvegliare i detenuti è un risicato numero di agenti, impegnati in altri frangenti, la pausa per la cena. Una frazione di secondo: approfittando del poco personale atto a vigilare, un detenuto italiano ha tentato l’estremo gesto, servendosi dell’elastico dei boxer per recuperare un rudimentale cappio. Sempre una frazione di secondo, bastata però a un agente della penitenziaria con 30 anni di esperienza, di carpire la gravità della situazione: intercettato, il detenuto aveva già portato avanti il suo piano, quando l’agente lo ha salvato. 

Tentato suicidio in carcere al Lorusso e Cutugno

Aveva appeso l’elastico alle grate della finestra, per togliersi la vita. Ce l’avrebbe fatta se, da quell’incastro e in quei pochi secondi, nessuno fosse intervenuto. Ma nessun secondo è stato sprecato dall’agente che in pochi attimi lo ha liberato dal cappio, sollevandolo di peso. È successo all’interno del padiglione E – Arcobaleno, all’interno del carcere Lorusso e Cutugno di Torino. “Ecco cos’è davvero la polizia penitenziaria, uomini e donne in uniforme al servizio dello Stato nelle carceri che, oggetto di accuse spesso infondate per abusi e torture da attribuire invece alle gravissime carenze del sistema, grazie alla professionalità e allo spirito di sacrificio salvano vite”, così commenta l’accaduto il segretario generale dell’OSAPP – organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria –, Leo Beneduci. 

Il ringraziamento e la denuncia dell’Osapp: “Senza quel poliziotto i report oggi citerebbero un morto in più”

“Senza quel poliziotto penitenziario i report di una politica, per lo più assente ai problemi penitenziari, citerebbero oggi un morto in più nelle nostre carceri – così sempre Beneduci –. È ora che alla buona volontà e al coraggio delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria si aggiunga il reale interesse del governo attraverso progetti, al momento del tutto inesistenti (se non per un incremento dei posti detentivi che in assenza di risorse umane aggraveranno gli attuali problemi suicidi compresi), per la riqualificazione e il potenziamento del Corpo quale unica forza di polizia dello Stato addetta non solo a incarichi di polizia ma anche con attribuzioni di vera e propria pacificazione sociale”.

“Personale privo di mezzi, carenza organica costante”

Un ringraziamento ma anche una denuncia, quella dell’Osapp, che continua a sottolineare le gravi condizioni in cui versano le carceri italiane, tra sovraffollamento e strumenti insufficienti per rispondere a un disagio che riguarda tutti, detenuti e agenti. Poche risorse, poche tutele, e c’è chi in questo abbandono perde la vita. Come è successo, proprio al Lorusso e Cutugno, il 7 agosto scorso. Un estremo gesto riuscito, una sconfitta: “Il 53º morto in carcere per suicidio pone in dubbio la stessa organizzazione dell’amministrazione penitenziaria – aveva dichiarato sempre Beneduci, commentando la tragedia –. Noi dell’Osapp sosteniamo che sia solo una delle punte dell’iceberg del sistema penitenziario che, oltre ai suicidi, comprende risse e aggressioni, traffici di telefoni e di sostanze stupefacenti, sindromi psichiatriche e assenza di assistenza sanitaria per i malati; tutto gestito da personale di Polizia Penitenziaria privo di mezzi e di organici e su cui pende la costante spada di Damocle dei procedimenti disciplinari e penali”. 

Dove e come chiedere aiuto

Parlare di suicidio non è semplice. Se stai vivendo una situazione di emergenza puoi chiamare il 112. Se sei in pericolo o conosci qualcuno che lo sia puoi chiamare il Telefono Amico al numero 02 2327 2327 (servizio attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24) oppure puoi metterti in contatto con loro attraverso la chat di Whatsapp al numero 345 036 1628 (servizio attivo tutti i giorni dalle 18 alle 21). Altrimenti puoi rivolgerti a Samaritans Onlus al numero 06 77208977 (costi da piani tariffari del tuo operatore), un servizio attivo tutti i giorni dalle 13 alle 22.

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