PAOLA (Cs) – Sotto il sole di agosto e con il rumore delle onde a fare da sottofondo, la spiaggia di Paola si è trasformata in un’arena di sport e socialità. Per una settimana, genitori e ragazze della scuola di pallavolo della cittadina tirrenica hanno dato vita a un torneo di beach volley che, oltre alla competizione, ha messo al centro amicizia, inclusione e crescita personale. Un’iniziativa resa possibile grazie all’impegno diretto delle famiglie, che hanno autofinanziato l’evento, e che ha attirato un pubblico numeroso, testimoniando come lo sport possa essere un potente strumento di comunità.

Il torneo, ospitato sulla spiaggia in prossimità del lido Movida Beach, ha visto la partecipazione di 42 giocatori tra adulti e adolescenti, con squadre miste che hanno favorito il dialogo tra generazioni e l’integrazione di diversi livelli di esperienza. Non solo un campo di gioco, dunque, ma uno spazio di incontro, dove i ruoli di “allenatore” e “compagno di squadra” si sono alternati con naturalezza.

Particolarmente significativa la presenza di tante ragazze adolescenti, appartenenti alla scuola di pallavolo cittadina, che hanno potuto vivere un’esperienza sportiva diversa da quella delle tradizionali palestre invernali. Il contesto informale e la vicinanza al mare hanno stimolato lo spirito di squadra, il rispetto reciproco e la capacità di affrontare la competizione con serenità. «Sono occasioni che aiutano le giovani a crescere, a maturare relazioni sane e a sentirsi parte di un gruppo», ha osservato un genitore tra il pubblico, sottolineando il valore educativo dell’iniziativa.

Sul luogo della bella competizione, in occasione dell’ultima gara, il sindaco di Paola, Roberto Perrotta, salutato da genitori e ragazze: «Manifestazioni come questa – ha dichiarato a Calabria Inchieste, raggiunto telefonicamente – dimostrano come lo sport possa unire, far divertire e al contempo educare. Il merito va alle famiglie, che con entusiasmo e spirito di collaborazione hanno reso possibile questa settimana speciale».

Nonostante la natura amatoriale, il torneo è stato organizzato con attenzione: turni di gioco ben scanditi, regole chiare e momenti di pausa dedicati alla socializzazione. A fine giornata, il campo lasciava spazio a risate, racconti e programmi per nuove sfide. L’assenza di sponsor ufficiali non ha rappresentato un ostacolo, anzi: l’autofinanziamento da parte dei genitori ha contribuito a rafforzare il senso di appartenenza e di responsabilità collettiva.

In un’epoca in cui il tempo libero dei giovani è spesso frammentato tra impegni scolastici e attività digitali, eventi come il torneo di Paola offrono un’occasione concreta di crescita. La pratica sportiva, specie in un contesto inclusivo e partecipativo, contribuisce allo sviluppo di competenze trasversali come la gestione delle emozioni, la resilienza e la comunicazione efficace. Inoltre, la dimensione comunitaria dell’iniziativa ha permesso alle ragazze di confrontarsi con adulti che, fuori dal ruolo genitoriale, hanno assunto quello di compagni di squadra e modelli di fair play.

La varietà dei partecipanti ha favorito l’incontro tra esperienze e storie personali diverse, promuovendo la fratellanza e l’accettazione delle differenze. In questo senso, il torneo non è stato solo un momento ricreativo, ma un laboratorio di cittadinanza attiva, dove si impara che vincere può essere gratificante, ma condividere è ancora più importante.

Il beach volley di Paola si è così rivelato molto più di un evento sportivo: è stato un rito di comunità, un abbraccio collettivo tra generazioni, un esempio di come lo sport possa formare non solo atleti, ma persone consapevoli e aperte agli altri. L’auspicio, espresso da molti partecipanti, è che questa esperienza diventi un appuntamento fisso dell’estate paolana, continuando a seminare valori che vanno ben oltre la sabbia del campo.