In Austria la rossa e il suo capo aprirono un ciclo di vittorie e innovazioni che ha cambiato la MotoGP
c ome il primo amore. Non si scorda mai. Il Red Bull Ring è un nastro dorato che avvolge i cuori Ducati. Non solo perché qui, dove si corre da domani la decima edizione del GP d’Austria sul rinnovato tracciato, la casa di Borgo Panigale ha vinto otto delle ultime nove gare, ma perché è la pietra miliare del suo attuale dominio. L’epopea Ducati nella MotoGP attuale ha inizio qui, dove nel 2016, con Andrea Iannone, la rossa centrò il primo successo dell’era Gigi Dall’Igna, il mentore di una superiorità edificata negli anni e arrivata ai cinque Mondiali consecutivi Costruttori e tre piloti, con il pallottoliere che si può tranquillamente già posizionare di una tacca più avanti, visto l’andazzo di questa stagione. «Questa vittoria scommetto che te la ricorderai a lungo», disse Iannone ebbro di gioia dopo aver conquistato il GP d’Austria del 2016 davanti al compagno Andrea Dovizioso. Era il primo sigillo di Gigi Dall’Igna ducatista, il geniale ingegnere arrivato a Borgo Panigale nel 2014 dopo aver reso vincente l’Aprilia, prima da motorista (125 e 250 cc), poi come direttore tecnico della Superbike. Quel 14 agosto 2016, esattamente 9 anni fa, segnò la storia. La Ducati tornava a imporsi in un GP 101 gare dopo l’ultimo successo, in Australia nel 2010 con Casey Stoner, e si sedeva al tavolo dei grandi.